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Province, Bonaldi: “Serve un Ente amministrativo di raccordo fra il livello comunale e il livello regionale”

“Oggi sono intervenuta a Roma al Convegno promosso dalla UIL FPL Nazionale dal titolo: “Riordino o Confusione? Per un nuovo ruolo di Province e Città metropolitane”.

Occasione per portare un contributo in merito alla Riforma delle Province in discussione in Parlamento, che qui provo a sintetizzare. Chi si cimenta porti pazienza!

Una proposta di Legge, quella della attuale maggioranza, che certamente affronta un nodo rimasto irrisolto, dopo che la riforma avviata con la Legge Delrio del 2014 non era stata portata a compimento, ma al contempo le Province sono state depotenziate, sollevate da numerose funzioni, private di personale, molto indebolite nel ruolo di coordinamento e governance territoriale.

 

Ed è evidente che in un Paese nel quale ci sono 7.901 comuni, il 70% dei quali è sotto i 5000 abitanti, mentre il 45,8% ha fra i 1000 e i 3000 abitanti e un quarto del totale, il 25% è sotto i 1000 abitanti, serve un Ente amministrativo di raccordo fra il livello comunale e il livello regionale.

 

Il punto è che, per risolvere questa criticità e questo vuoto, la soluzione non è semplicemente ripristinare le vecchie province, cominciando peraltro dalla elezione diretta del presidente, e poi “vedere il da farsi”.

 

Come Partito Democratico riteniamo che a questo punto sia necessaria una compiuta revisione, definendo cosa le Province devono fare ed assegnando o riassegnando loro le relative Funzioni, le Risorse e il Personale dedicato, solo successivamente tornare a eleggere direttamente i Presidenti. E rispetto alle funzioni, quanto meno Ambiente e Territorio, Protezione Civile, Polizia Locale e Politiche attive del Lavoro e Formazione non possono mancare da subito.

 

In verità si perde anche la storica occasione, cui preludeva potenzialmente la Riforma del 2014, di poter ridisegnare anche i confini delle Province, creando Aree Vaste più rispondenti alla evoluzione dei territori e alle caratteristiche di omogeneità geografica, socioeconomica, dei flussi, o di complementarietà fra territori limitrofi, oggi magari non nella stessa Provincia, nei servizi erogati ai cittadini, criterio, questo, che sempre dovrebbe orientare la politica.

 

Oltretutto, in un momento nel quale, in Parlamento, con il disegno di legge sulla Autonomia Differenziata di Calderoli, si sta proponendo di potenziare le funzioni e i poteri delle Regioni, viene da chiedersi come si concili il ripristino tout court della elezione diretta dei presidenti di Provincia, senza prima avere fatto chiarezza sul disegno complessivo di Paese e di assetto amministrativo cui si vuole approdare.

 

In conclusione (il ragionamento è più articolato ma non posso scrivere un romanzo!) il PD, anche per rispetto ai propri amministratori locali, che da anni mettono in evidenza le criticità del sistema, rimasto privo della “fase 2” della riforma, non può astenersi dal dibattito sul nuovo Disegno sulle Province e avanzare proprie proposte correttive, in qualche modo per noi anche “contenitive” delle criticità individuate.

 

Un disegno che tuttavia evidenzia una grande fragilità perchè non mette in campo alcuna visione strategica sul tema delle Autonomie locali, non è sostenuto da un puntuale modello “evolutivo” del sistema, non riesce a cogliere i cambiamenti negli assetti, nell’organizzazione amministrativa, nei nuovi adempimenti, nei limitati reclutamenti che hanno caratterizzato gli Enti Locali nell’ultimo decennio e dunque a fornire risposte adeguate, ma sembra più orientato all’obiettivo di mero ripristino dell’elezione diretta, dunque dell’aumento dei posti di vertice occupabili (non chiamiamole poltrone), che ad una logica di effettivo servizio e prossimità ai cittadini”.

 

Così Stefania Bonaldi, responsabile PA, Professioni e Innovazione del PD sul suo profilo Facebook.

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