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PagoPA è una risorsa strategica che deve rimanere pubblica

La recente decisione del Governo di cedere la società PagoPA S.p.A. trasferendo le quote a Poste Italiane e all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato rappresenta un serio motivo di preoccupazione per il futuro dell’innovazione digitale nel settore pubblico.

PagoPA S.p.A rappresenta un modello di eccellenza italiano, essenziale per la transizione digitale del settore pubblico. Gestisce dati e infrastrutture tecnologiche cruciali all’interno di un sistema integrato, che include la piattaforma di pagamenti PagoPA, l’app IO, la piattaforma per le notifiche digitali e quella dedicata allo scambio di dati tra le amministrazioni.

In un’era in cui la digitalizzazione è motore di trasformazione sociale, PagoPA si è distinta per aver impostato standard di riferimento, guadagnandosi un riconoscimento su scala internazionale per la sua affidabilità e innovazione.
È preoccupante notare che questa decisione rischia di minare l’imparzialità di PagoPA, dando a Poste Italiane – un ente con un forte interesse in settori chiave quali il bancario, il postale, l’assicurativo, e l’identità digitale – un potere potenzialmente monopolistico. Ciò potrebbe avere un impatto diretto sull’investimento nell’innovazione digitale, un pilastro fondamentale per il miglioramento continuo dei servizi pubblici.

Ricordiamo inoltre che Poste Italiane detiene già una quota predominante del sistema SPID e, con questa acquisizione, otterrebbe un controllo ancora più ampio sull’ecosistema digitale italiano. Tale concentrazione di potere solleva seri dubbi sulla tutela della privacy dei cittadini e sull’uso delle informazioni personali in un contesto commerciale.
Anche il settore bancario e i circuiti di pagamento internazionali esprimono preoccupazione per la possibilità che questa mossa vada a scapito della libera concorrenza, preoccupazione che potrebbe portare a interventi da parte delle autorità antitrust e della Corte di Giustizia europea. Desideriamo inoltre evidenziare i dubbi sollevati sulla costituzionalità del decreto legge utilizzato per questa operazione, che sembra non rispondere ai criteri di necessità e urgenza richiesti per la sua promulgazione.

In un momento cruciale per il futuro dell’Italia digitale, il governo Meloni sembra preferire una strategia di breve periodo, incentrata sulla vendita di asset strategici, piuttosto che sviluppare una visione a lungo termine per l’economia e l’industria italiane. La direzione attuale rischia di compromettere non solo l’autonomia e l’efficienza del nostro sistema di pagamenti pubblici ma anche di esporre il Paese a danni economici irreversibili e a potenziali violazioni delle normative sulla concorrenza.

Ci si chiede inoltre, in un contesto di crescente tendenza all’autonomia strategica in settori come materiali critici per le duplice transizione, come si collochi una strategia che potrebbe avere come conseguenza la diminuzione della “sovranità tecnologica” nel digitale, che sembra in contraddizione con le politiche adottate in altri settori. Si cerca di costruire eccellenze italiane in altri settori, e non si mantengono le eccellenze esistenti, ugualmente strategiche per la presenza dei dati dei cittadini.

Facciamo appello a tutte le forze politiche per riconsiderare questa scelta e adottare una strategia che ponga al primo posto l’interesse nazionale, il futuro del nostro paese e la tutela dei dati e delle infrastrutture pubbliche. Riteniamo che PagoPA sia una risorsa strategica che deve rimanere al servizio del pubblico e non deve diventare moneta di scambio di favori politici nella maggioranza per fare cassa sulle spalle degli italiani, mettendo tale risorsa nelle mani di interessi privati.

Stefania Bonaldi della segretaria nazionale PD insieme al Dipartimento Innovazione PD

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