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No al premierato, autocrazia che minaccia la tenuta democratica

Con solida determinazione, procede a tappe forzate il cammino del disegno di legge costituzionale per la riforma della nomina del Presidente del Consiglio, insomma il premierato che la presidente del Consiglio considera “la madre di tutte le riforme”.

Dopo mesi in Commissione Affari costituzionali, il dl che prevede l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, attraverso la modifica degli articoli 59, 88, 92 e 94 della Costituzione, è arrivato al voto in Aula al Senato, blindato dalla maggiornaza, che ieri sera ha respinto la proposta del partito democratico, appoggiata da Avs e M5S, di non passare al voto del ddl sul Premierato elettivo. Si chiedeva di continuare l’esame della riforma, facendo slittare l’inizio delle votazioni sulle oltre 3mila proposte di modifica presentate a dopo le elezioni Europee.

Non sono evidentemente valsi a nulla nemmeno gli interventi decisamente contrari delle senatrici a vita Liliana Segre ed Elena Cattaneo, il presidente dei senatori dem Francesco Boccia assicura:”abbiamo cominciato la nostra battaglia contro la riforma costituzionale del governo: tutte le nostre senatrici e tutti i nostri senatori interverranno da oggi e fino alla fine della prossima settimana, per illustrare i circa 1300 emendamenti che abbiamo presentato al cosiddetto premierato”.

“Il dibattito politico che doveva portarci su di un percorso comune si è trasformato in un monologo volto a soddisfare esclusivamente interessi ed equilibri interni a Governo e maggioranza”, ha denunciato il senatore e tsoriere del Pd, Michele Fina, intervenendo in Aula a Palazzo Madama. “Ognuno ha cercato di portare a casa qualcosa, chi la secessione dei ricchi, chi la mordacchia ai giudici, chi solo a mettere la firma su una nuova Costituzione. Scelte gravi e rese ancora più inaccettabili dal fatto che il Governo ha usato una questione di tale rilevanza per evitare in questi mesi di occuparsi dell’emergenza sociale nel nostro Paese”, ha detto ancora Fina. “Il Governo – ha continuato il tesoriere dem – ha preferito ignorare volutamente ogni nostra proposta rinunciando all’unica cosa che poteva e doveva fare, sfidare le parti politiche ad una legislatura costituente, invece niente. Abbiamo così di fronte un insieme confuso e pericoloso di strappi agli equilibri costruiti con studio certosino dai nostri Padri costituenti. Non fu solo l’esperienza fascista a determinare certe scelte ma la necessità di garantire equilibrio e pluralità, mentre qui si seguono solo gli interessi di un partito che sembra avere difficoltà a fare i conti con la storia. Sarà un caso ma questa riforma determinerebbe una incredibile concentrazione di potere nelle mani di una sola persona, una vera autocrazia. Svuotato il potere del parlamento, annullato il ruolo di garante del presidente della Repubblica. Proprio ciò che i padri costituenti volevano evitare. La nostra contrarietà, quindi, è e sarà netta”, ha concluso.

La segretaria Elly Schlein, già nei giorni scorsi, aveva usato un’immagine netta per esprimere la contrarietà e l’impegno del Partito democratico al premierato secondo Meloni: “Usiamo i nostri corpi e le nostre voci per fare muro rispetto a questo tentativo. Cercano di avanzare sul pericoloso terreno del premierato e della autonomia differenziata per avere qualcosa da sbandierare in campagna elettorale”. Per questo, il 2 giugno il Pd sarà in piazza a Roma, per la difesa della Costituzione e per l’Europa federale.

 

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