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Serracchiani: Con le legge Nordio cade l’unica forma di difesa contro gli abusi di potere

“È un errore gravissimo abolire l’abuso d’ufficio e privare i cittadini dell’unica forma di tutela che avevano contro gli abusi di potere della pubblica amministrazione”. La responsabile Giustizia del Pd, Debora Serracchiani, commenta la legge Nordio approvata in via definitiva ieri alla Camera, in un’intervista a Repubblica.

Gli amministratori, fa notare l’intervistatrice, sembrano però favorevoli alla nuova normativa, compresi gli esponenti del Pd. “Parliamo costantemente con i nostri amministratori, spiega Serracchiani. Noi abbiamo tenuto fin dall’inizio una posizione chiara spiegando che l’abolizione del reato, dopo la riforma del 2020, è inutile se non dannosa”

“La nuova legge – continua Serracchiani – li espone al rischio di essere indagati per reati più gravi come ad esempio la corruzione e non elimina affatto la paura della firma. È necessario intervenire invece sul testo unico degli enti locali e in particolare rivedere la responsabilità civile, penale ed amministrativa dei sindaci”.

Su questo, come Pd, “abbiamo depositato una proposta di legge sia alla Camera sia al Senato. Nel testo Nordio invece non c’è nessun intervento organico. Non ha la visione né il respiro di una riforma – aggiunge -. È un provvedimento bandiera come tutti quelli che abbiamo visto finora ispirati dal panpenalismo emozionale e altre volte dal garantismo esperienziale”. “Inoltre da una parte aboliscono l’abuso d’ufficio e dall’altra con un decreto legge reintroducono il reato di peculato per distrazione perché devono colmare un vuoto”, conclude.

Oltre all’abolizione del retao d’ufficio, viene ristretto il campo d’applicazione del traffico di influenze. “L’eliminazione dell’abuso d’ufficio da una parte, che ci espone a una procedura di infrazione da parte dell’Ue, e la modifica del traffico d’influenze dall’altra, lasciano impunite condotte gravi e di particolare disvalore sociale. Nel caso del traffico di influenze si crea anche anche una certa indeterminatezza applicativa per l’assenza nel nostro ordinamento di una disciplina delle lobby”.

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