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Ex Ilva, Misiani: “Il governo fa marcia indietro, chiarisca in Parlamento”

La situazione della ex Ilva è estremamente preoccupante e l’incontro di oggi tra il governo e le organizzazioni sindacali ha purtroppo confermato l’assenza di una strategia del governo per garantire la continuità e prospettive certe per Acciaierie d’Italia.
 
Nonostante l’impegno di ingenti risorse pubbliche, dopo cinque anni di gestione Mittal l’azienda è a rischio collasso: nel 2023 la produzione nello stabilimento di Taranto scenderà al di sotto di 3 milioni di tonnellate, al minimo storico; gli impianti di Genova e Novi Ligure soffrono sia le problematiche dell’approvvigionamento da Taranto che gli investimenti previsti ma non realizzati; continua il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali; l’attuazione del piano di decarbonizzazione, che dovrebbe portare alla totale elettrificazione dell’area a caldo di Taranto con un investimento di oltre 5 miliardi di euro, è di fatto ferma, mentre incombe la scadenza del 2026, anno in cui finirà l’esenzione dello stabilimento dal sistema Ue dei “certificati verdi”, con il rischio per l’azienda di finire fuori mercato per effetto di costi aggiuntivi per centinaia di milioni di euro.
 
A fronte dello stralcio dal Pnrr del finanziamento di 1 miliardo di euro destinato ad attivare la produzione del cosiddetto “preridotto”, secondo notizie di stampa il governo si appresterebbe a sottoscrivere un Memorandum of Understanding con Arcelor Mittal, garantendo lo stanziamento di oltre due miliardi di euro derivanti dal Fondo sviluppo e coesione ma senza alcuna chiarezza sugli impegni finanziari a carico del gruppo Mittal e sconfessando l’intenzione del MiMIT di portare Invitalia al 60 per cento del capitale di Adi e coinvolgere una cordata di imprenditori siderurgici italiani come partner industriali della società”.
 
Così il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del PD, che aggiunge: “Il Partito Democratico sostiene le iniziative di mobilitazione promosse dalle organizzazioni sindacali e continuerà a incalzare il governo. Sulla situazione e le prospettive di AdI abbiamo presentato numerose interrogazioni alla Camera e al Senato e abbiamo chiesto un accordo di programma con il coinvolgimento di tutte le istituzioni interessate. Nei prossimi giorni torneremo a sollecitare il governo e Adi, chiedendo ai ministri Fitto, Urso e Pichetto, nonché al presidente di Acciaierie d’Italia Bernabè, di riferire in Parlamento. È necessario che si faccia chiarezza sulle condizioni e il futuro di Acciaierie d’Italia e sulla strategia che il governo intende mettere in atto per garantire la continuità aziendale e i livelli occupazionali di una realtà produttiva di importanza strategica per il Paese”.

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