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Impennata dei minori detenuti, la giustizia minorile non meritava il dl Caivano

“Il rischio è che la giustizia minorile perda i ragazzi per strada”, dice l’Associazione Antigone, snocciolando i numeri che fanno registrare un aumento preoccupante dei minori detenuti: sono già quasi 500, nel 2024. Sono i dati e le osservazioni riportate nel settimo rapporto Antigone sulla giustizia minorile, “Prospettive minori”, presentato ieri.

Un numero che segna un “record drammatico nell’ultimo decennio”. Al 15 gennaio 2024 i ragazzi, minori e giovani adulti, detenuti nei 17 Istituti penali per minorenni (Ipm) italiani erano 496, il numero più alto registrato dal 2012. Gli ingressi in Ipm sono aumentati in maniera netta: erano stati 835 nel 2021, sono arrivati a 1.143 nel 2023, la cifra più alta almeno negli ultimi quindici anni. La crescita delle presenze negli ultimi 12 mesi è fatta quasi interamente di ragazze e ragazzi in misura cautelare: erano 340 nel gennaio 2024, mentre se ne contavano 243 un anno prima. Un aumento – dice il rapporto – dovuto alle novità introdotte dal decreto Caivano, che fa registrare passi indietro anche sul fronte della rieducazione dei minori.

Per Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, il decreto Caivano “ha introdotto una serie di misure che stanno avendo e continueranno ad avere effetti distruttivi sul sistema della giustizia minorile, sia in termini di aumento del ricorso alla detenzione che di qualità dei percorsi di recupero per il giovane autore di delitto”.

Effetto del decreto Caivano è “l’estensione delle possibilità di applicazione dell’accompagnamento a seguito di flagranza e della custodia cautelare in carcere” che, sottolinea Antigone, “stravolge l’impianto del codice di procedura penale minorile del 1988.  Altra novità, in linea con quanto previsto dal Decreto, laddove prevede di disporre la custodia cautelare anche per i fatti di lieve entità legati alle sostanze stupefacenti è la notevole crescita degli ingressi in Ipm per reati legati alle droghe, con un aumento del 37,4 per cento in un solo anno”.

Genera allarme anche “l’aumentata possibilità introdotta dal decreto Caivano di trasferire i ragazzi maggiorenni dagli Ipm alle carceri per adulti”, che, si legge, “sta facendo vedere i propri effetti, con danni enormi sul futuro dei ragazzi”. La presenza negli istituti minorili oggi è composta principalmente da minorenni, quasi il 60% delle presenze, e la fascia anagrafica più rappresentata è quella dei 16 e 17 anni. “Due anni fa la situazione era esattamente invertita”, sottolinea l’associazione. La normativa prevede infatti che i condannati minorenni possano scontare la pena negli istituti minorili fino ai 25 anni di età. Ma sono in aumento anche i numeri dei trasferimenti dagli Ipm agli istituti di pena per adulti: 95 sono stati i trasferimenti nel 2022, saliti a 122 nel 2023.

La giustizia penale minorile – sottolinea Antigone – non meritava le involuzioni normative presenti nel dl Caivano che ci riporta qualche decennio indietro nella storia giuridica del nostro Paese. A partire dal 1988, con l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, l’Italia aveva scelto un’altra via, quella dell’interesse superiore del minore”.

Dello stesso parere anche Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria del Partito Democratico: “Il dl Caivano ha stravolto il processo minorile che ci veniva invidiato a livello internazionale. Il carcere era l’ultima ratio e la priorità erano la rieducazione e il reinserimento sociale. Questo paradigma è stato capovolto e sempre più giovani entrano in carcere. A ciò si aggiunga che dal suo insediamento questo governo ha introdotto più di dieci reati e inasprito pene, aumentando gli ingressi in carcere ed evidentemente fallendo anche l’effetto deterrente”.

 

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