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Il governo inaugura il Def a tradizione orale: un documento vuoto, una pagina bianca

“Il governo ha presentato un DEF solo tendenziale, senza la parte programmatica, senza dire cosa ha intenzione di fare per la prossima manovra di bilancio. Il governo politico non ha una politica economica”.  Così il senatore Antonio Misiani, responsabile Economico del Pd, intervenendo nell’aula di palazzo Madama in sede di discussione del DEF. In seduta quasi contemporanea, Camera e Senato sono state chiamate a discutere e votare le risoluzioni sul Documento di economia e finanza. In tutte e due le Camere, viene approvata unicamente la risoluzione di maggioranza, e respinte tutte quelle delle opposizioni.  Nella risoluzione presentata dai dem, si chiedeva al governo di impegnarsi per presentare con la massima urgenza “una nuova versione del Documento di economia e finanza 2024 integrata con gli obiettivi programmatici relativi al Pil, all’indebitamento netto, al saldo di cassa e al debito delle Pa, articolati per i sottosettori della Pa, accompagnati dall’indicazione delle misure attraverso le quali raggiungere i citati obiettivi”.

Perché nulla di questo è contenuto nel documento presentato dal governo. Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, spiega, nella dichiarazione di voto, la contrarietà del Pd. “Anche oggi, ha detto Braga intervenendo in Aula,  celebriamo una delle tante prime volte del governo Meloni: il Def a tradizione orale, perché oggi non stiamo discutendo e votando un provvedimento vero, ma un provvedimento che è sulla carta, come un compito in bianco, senza numeri”.  Il motivo, “la sola e vera ragione” di questo inedito, un Documento di economia e finanza “orale, ricco di impegni e soluzioni impraticabili”, per Braga è chiaro, “comprare tempo e superare la scadenza elettorale di giugno delle europee perché Meloni non vuole svelare quali sacrifici toccheranno agli italiani”.

“Meloni e Giorgetti vogliono nascondere le crescenti difficoltà, tirare a campare per superare le europee senza dover dire agli italiani quali tasse aumenteranno e quali spese verranno tagliate per trovare i 20 miliardi che mancano” anche per Misiani. “La verità – spiega il responsabile economico del Pd –  è che la crescita del 2024 è inferiore alle previsioni, con stime del Governo molto ottimistiche rispetto a quanto dicono esempio Bankitalia, il Fondo Monetario Internazionale, l’Ufficio parlamentare di bilancio. Il triennio 2025-2027 è appeso all’attuazione del PNRR, che spiega il 90% dell’andamento del PIL.

Anche la situazione dei conti pubblici è molto difficile. Nel 2023 il deficit pubblico è andato fuori controllo: previsto al 5,3% dalla NADEF, ha chiuso al 7,4%. Sono 48 miliardi di euro in più rispetto alle stime di settembre. Pesano gli extra costi del super bonus, ma il governo dovrebbe spiegare perché a dicembre 2022 il costo del 110 era di 69 miliardi e mese dopo mese è esploso fino ai 122 miliardi di marzo 2024, nonostante il decreto che nel febbraio 2023 ha bloccato la cessione dei crediti fiscali. Evidentemente le deroghe volute dai parlamentari di maggioranza hanno vanificato tutto. Torna a crescere il debito, fino a sfiorare il 140% nel 2026.

Il sentiero è reso ancora più stretto dal nuovo patto di stabilità europeo, su cui la destra ha dato il peggio di se. la presidente Meloni e il ministro Giorgetti di fronte al Parlamento hanno parlato di un accordo soddisfacente. Non sono riusciti a convincere nemmeno i loro europarlamentari, che ieri si sono astenuti. Insomma se anche i conti rimarranno allineati al percorso della NADEF, bisognerà trovare un enorme ammontare di risorse, innanzitutto per coprire le politiche invariate, le cambiali di Giorgetti: 19 miliardi nel 2025, 23 miliardi nel 2026 e 25 miliardi nel 2027, senza contare quello che servirà per le nuove iniziative di politica economica e sociale.

Il DEF è di fatto una pagina bianca; il governo politico e di legislatura, nato con l’ambizione di cambiare l’Italia, ha deciso che è meglio rimanere in silenzio, rinunciando a governare”, conclude Misiani.

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