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Salvini perde il pelo ma non il vizio: quell’irresistibile attrazione per Putin

“Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione”. Anche se la buona parte del mondo democratico definisce il voto russo che ha confermato plebiscitariamente la presidenza di Putin, una farsa. Per la maggior parte dei paesi europei, si è trattato di lezioni né libere né democratiche, per via della repressione e del controllo totale del Cremlino sulle urne. Di diverso parere, il vicepresidente del Consiglio italiano, ministro delle Infrastrutture, segretario della Lega, in una parola Matteo Salvini.

A Milano, a margine di un convegno sul trasporto pubblico locale, il leader del Carroccio non sembra avere dubbi: “In Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde”, ha detto. Di certo non si può accusare di mancanza di fedeltà, vantando da sempre una decisa vicinanza all’autocrate russo. Neanche la morte del suo più strenuo oppositore, Alexei Navalny, avvenuta il 16 febbraio in un carcere di massima sicurezza in Russia, ha fatto vacillare il nostro.

Salvini, tra l’altro, è l’unico leader Ue a utilizzare parole molto simili a quelle del bielorusso Lukashenko, del cinese Xi Jinping e dell’iraniano Raisi, presidenti di altrettanti paesi a libertà limitata, che si sono complimentati con Putin per il trionfo. Con grande noncuranza, la Lega si posiziona ancora una volta col blocco filo-Mosca: non è una novità.
Come non è una novità che questa posizione crei un certo imbarazzo, e una presa di distanza, delle altre forze di maggioranza, a partire dal ministro degli Esteri e altro vicepresidente del Consiglio, Tajani. Il segretario di Forza Italia non sembra condividere niente di quanto dice il suo alleato di governo: “Le elezioni sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente – ha detto Tajani – Navalny è stato escluso da queste elezioni con un omicidio, abbiamo visto le immagini dei soldati nelle urne, non mi sembra che sia un’elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi”.

L’imbarazzo e le prese di distanza, con buona pace della compattezza che la coalizione di centrodestra, o meglio di destra-destra, strombazza, non bastano però a rispondere alle cittadine e ai cittadini italiani, che hanno diritto di chiedere alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: gli amici di Putin al governo non sono un problema per la credibilità del Paese?

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