Liste d’attesa: Sereni (Pd), Foti si arrampica su specchi. Dl vuoto, governo lo ritiri
“Capiamo l’imbarazzo di FDI e del governo Meloni che cercano oggi di difendere il Dl liste d’attesa: Foti si arrampica sugli specchi. Eppure la storia è talmente semplice che anche un bambino la capisce. E il parere negativo delle Regioni italiane, a maggioranza governate dalla destra, ha reso tutto molto evidente. L’emendamento presentato oggi, se attenua le critiche delle Regioni sul piano delle competenze istituzionali, rappresenta soltanto una risposta burocratica e non risolve nessun problema di sostanza”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria Pd. “Quando si parla di liste d’attesa – continua Sereni – tutti hanno presento la dimensione enorme e urgente del problema: milioni di persone che non possono ricorrere al privato si trovano davanti liste d’attesa infinite e per questo spesso sono costretti a rinunciare alle cure. Di fronte a questa emergenza ci sono due lati da cui si potrebbe e dovrebbe intervenire: la domanda e l’offerta. Se si vuole intervenire dal lato della domanda occorre lavorare sull’appropriatezza delle prescrizioni, sulla prevenzione, sul rafforzamento della medicina di prossimità e territoriale. E nel decreto non c’è nulla di tutto questo! Se si vuole intervenire dal lato dell’offerta (e cioè dell’aumento delle prestazioni nei tempi previsti) allora si deve intervenire necessariamente sulle risorse. Non si tiene aperto un ambulatorio o una sala operatoria senza personale, senza il team di professionisti che servono per curare le persone. E nel Dl liste d’attesa non c’è nemmeno un euro in più. Ecco: il governo sfugge ormai da quasi due anni sempre alla stessa questione. Per salvare il Servizio Sanitario Nazionale e ridurre le disparità tra i cittadini nel diritto alla salute serve investire più fondi, per raggiungere la media europea del 7,5% del Pil, e aumentare le risorse umane, con un piano straordinario di assunzioni. Esattamente i due nodi che avevamo proposto con la Legge Schlein che la destra si è rifiutata di discutere seriamente. Se si sceglie di ignorare queste due priorità significa che si mette nel conto un progressivo e inevitabile declino della sanità pubblica e l’affermarsi, più o meno consapevolmente, di un modello diverso in cui l’accesso ai servizi e alle cure dipende dal portafoglio, dalla carta di credito, dall’assicurazione. Per impedire questo scenario disastroso il governo può ancora ritirare questo inutile decreto e confrontarsi con le opposizioni in Parlamento. Noi continueremo a mobilitarci – conclude Sereni – e nell’estate militante, a dialogare con gli operatori della sanità e con tutte le persone che vogliono difendere e rafforzare questo grande patrimonio italiano che è il SSN”.
“Capiamo l’imbarazzo di FDI e del governo Meloni che cercano oggi di difendere il Dl liste d’attesa: Foti si arrampica sugli specchi. Eppure la storia è talmente semplice che anche un bambino la capisce. E il parere negativo delle Regioni italiane, a maggioranza governate dalla destra, ha reso tutto molto evidente. L’emendamento presentato oggi, se attenua le critiche delle Regioni sul piano delle competenze istituzionali, rappresenta soltanto una risposta burocratica e non risolve nessun problema di sostanza”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria Pd. “Quando si parla di liste d’attesa – continua Sereni – tutti hanno presento la dimensione enorme e urgente del problema: milioni di persone che non possono ricorrere al privato si trovano davanti liste d’attesa infinite e per questo spesso sono costretti a rinunciare alle cure. Di fronte a questa emergenza ci sono due lati da cui si potrebbe e dovrebbe intervenire: la domanda e l’offerta. Se si vuole intervenire dal lato della domanda occorre lavorare sull’appropriatezza delle prescrizioni, sulla prevenzione, sul rafforzamento della medicina di prossimità e territoriale. E nel decreto non c’è nulla di tutto questo! Se si vuole intervenire dal lato dell’offerta (e cioè dell’aumento delle prestazioni nei tempi previsti) allora si deve intervenire necessariamente sulle risorse. Non si tiene aperto un ambulatorio o una sala operatoria senza personale, senza il team di professionisti che servono per curare le persone. E nel Dl liste d’attesa non c’è nemmeno un euro in più. Ecco: il governo sfugge ormai da quasi due anni sempre alla stessa questione. Per salvare il Servizio Sanitario Nazionale e ridurre le disparità tra i cittadini nel diritto alla salute serve investire più fondi, per raggiungere la media europea del 7,5% del Pil, e aumentare le risorse umane, con un piano straordinario di assunzioni. Esattamente i due nodi che avevamo proposto con la Legge Schlein che la destra si è rifiutata di discutere seriamente. Se si sceglie di ignorare queste due priorità significa che si mette nel conto un progressivo e inevitabile declino della sanità pubblica e l’affermarsi, più o meno consapevolmente, di un modello diverso in cui l’accesso ai servizi e alle cure dipende dal portafoglio, dalla carta di credito, dall’assicurazione. Per impedire questo scenario disastroso il governo può ancora ritirare questo inutile decreto e confrontarsi con le opposizioni in Parlamento. Noi continueremo a mobilitarci – conclude Sereni – e nell’estate militante, a dialogare con gli operatori della sanità e con tutte le persone che vogliono difendere e rafforzare questo grande patrimonio italiano che è il SSN”.
Roma, 16 luglio 2024