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Caivano, Ruotolo: “Qui occorre tutto tranne che le passerelle”

Sandro Ruotolo, attuale responsabile Informazione e Cultura nella segreteria nazionale del Partito Democratico, Caivano la conosce bene, da giornalista e da ex senatore. Forse anche per questo quando gli si chiede del recente stupro di gruppo e della visita ufficiale della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non contiene il fastidio per le passerelle e per le emergenze passeggere. Nel corso degli anni Ruotolo a Caivano ha collaborato alla costruzione di una rete di politici, forze dell’ordine, chiese, associazioni e residenti per combattere il degrado e la malavita.
 
“Partiamo da uno studio fatto dalla Banca d’Italia che dice che dove c’è criminalità organizzata c’è meno sviluppo. Almeno capiamo che spesso in alcune aree le questioni criminali e sociali si combinano. Non c’è soltanto l’elemento culturale, che è un tema fondamentale, ma c’è anche il disagio sociale e tutto il resto. La storia di Caivano va inserita in un ragionamento molto più ampio sull’area dei Comuni a nord di Napoli. Quei Comuni che poi si trasformano e diventano terra dei fuochi. Per studiare il fenomeno della camorra basta andare lì, ci sono le amministrazioni sciolte per mafia, i clan, le zone di spaccio. Caivano diventa piazza di spaccio all’indomani della guerra di Scampia. A quel punto le 11/13 piazze di spazio di Scampia sono diventate 2 e il grosso si è trasferito al Parco Verde di Caivano. Oggi parliamo di questi fenomeni della cultura della violenza ma non va dimenticato che durante le guerre di camorra al Parco Verde sono stati trovati carbonizzati i cadaveri dei camorristi. Questa non è camorra “del muretto”.
 
“La mancata manutenzione, la mancata sorveglianza, una terra di nessuno coacervo del sottoproletariato. Come fa una coppia di ragazzi figli della bidella della scuola con salario minimo a vivere in città? Dove li mandi? Caivano è solo uno dei mille Bronx che abbiamo in Italia. Gli stessi carabinieri della mia scorta non hanno uno stipendio che gli permette di vivere in città. Siamo di fronte a un’enorme questione sociale”.
 
“La mia rabbia sulla questione dello stupro è dovuta al fatto che c’entra certamente con la mancata sicurezza ma non solo. Il fenomeno è anche dentro le mura domestiche, basterebbe vedere come interagiscono questi giovano sbandati e soli con i social, con le piattaforme digitali, con la pornografia. Non servono solo più militari: servono più maestri. Il danno è provocato dalla povertà culturale, dalla dispersione scolastica. Due minori su tre non hanno mai letto un libro. C’è un grave analfabetismo funzionale. La s maiuscola dello Stato che manca sta lì”.
 
A Caivano manca di Stato sociale. Serve più welfare, servono più servizi. Sono reduce dall’Emilia Romagna e ho toccato con mano la qualità di vita di un carabiniere a Bologna. È tutto un altro mondo”.
 
E come legge la discesa a Caivano della presidente del Consiglio Giorgia Meloni?
La leggo male. Sono anche stanco delle passerelle. Avrei voluto che Meloni visitasse Caivano dopo che a tutti fosse chiaro cosa serve davvero. In quella chiesa è passata la Carfagna quando era ministra al Mezzogiorno, è passato Salvini. Io sono stanco delle passerelle, me la prendo con il politico che ci va ma anche con chi le chiede. Noi lì abbiamo costituito comitati di coordinamento anticamorra, ci siamo posti degli obiettivi, abbiamo chiesto, abbiamo fatto incontri con il Prefetto. Lì la tenenza dei carabinieri è diventata compagnia. Questo significa più uomini ma non “una tantum”. Quei carabinieri in un anno hanno fatto 223 arresti. Lo stesso discorso lo puoi fare a Quarto Oggiaro a Tor Bella Monaca: la periferia è la vera incompiuta dell’Italia del dopoguerra. Le periferie sono quelle che fanno più male. Togli il contadino degli anni ’60, oggi hai immigrati.

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