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Schlein: solidarietà a Scurati. Questa Rai non è più servizio pubblico, ma megafono del potere

“Questa Rai non è più servizio pubblico, la stanno trasformando nel megafono del governo”. Lo spiega la segretaria del Pd Elly Schlein, in un’intervista su La Repubblica nell’ambito dell’evento Repubblica delle Idee, commentando il testo censurato dalla Rai allo scrittore Antonio Scurati. Scurati ha visto cancellare la sua partecipazione alla trasmissione “Che Sarà” di Serena Bortone, su Rai 3, nella quale avrebbe dovuto tenere un monologo sul 25 aprile e l’omicidio Matteotti. La stessa Bortone nel corso del programma, ha letto in diretta il monologo, precisando: “Siccome ho letto ricostruzioni fantasiose e offensive, preciso che la reazione di Scurati è stata di regalarmi il testo scritto per noi, autorizzandomi a leggerlo”.

“La trovo una vicenda molto grave e voglio esprimere innanzitutto solidarietà ad Antonio Scurati”, ha detto Schlein intervistata dal direttore di Repubblica, Maurizio Molinari. “È stata una vera e propria censura, a cui ha fatto seguito un attacco da parte della destra, del partito di Giorgia Meloni e, tra le righe, anche di Giorgia Meloni stessa. Una violenza, come l’ha definita Scurati”. La presidente del Consiglio “ha preso tempo per pubblicare il testo censurato di Scurati sulla sua pagina Facebook – aggiunge la segretaria Dem – e potrebbe prendersi anche il tempo di leggerlo e di prendersi quei cinque secondi che bastano per dichiararsi antifascista”.

“Per chi è erede di una certa storia si pone una scelta e in questo ultimo anno e mezzo purtroppo più volte abbiamo assistito a chi cercava di legittimare il saluto fascista, a chi ha citato – membri del governo – parole di Mussolini e a chi cercava di riscrivere la storia di via Rasella”, ha aggiunto Schlein. “Penso che non sia accettabile. Ma la solidarietà va data anche a tutti quei professionisti e giornalisti che dentro la Rai ancora provano a fare servizio pubblico e a fare il loro mestiere”.

“Penso – ha proseguito Schlein – che ci sia un fastidio per il dissenso. Abbiamo visto cose molto gravi: attacchi alla magistratura, agli intellettuali, alle organizzazioni non governative. Non si e’ mai visto che una partecipata pubblica come l’Eni consideri di vendere la seconda agenzia di stampa italiana, l’Agi, a un parlamentare della maggioranza. Quando parliamo di una deriva ungherese, intendiamo esattamente questo”, ha concluso.

 

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