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Bonaldi: Efficienza nella P.A. è umanizzare i servizi. Il digitale è strumento e non fine

Pubblichiamo di seguito l’intervento di Stefania Bonaldi, Delegata della segreteria nazionale PD a P.A. e Innovazione, al Convegno “Intelligenza artificiale e Pubblica Amministrazione: prospettive ed opportunità”, organizzato dalla Federazione Lavoratori Pubblici a Roma, presso il Ministero della Cultura.

“Quando si parla di P.A. è fondamentale partire riaffermando il primato del suo ‘cliente’, il senso del nostro agire sta nel migliorare la vita delle persone, semplificarne l’esistenza, appesantita dalla velocizzazione dei processi e dalla moltiplicazione degli eventi.
Solo quando ci è chiaro questo, possiamo parlare di nuove tecnologie e di intelligenza artificiale, perché l’IA non deve essere un’azione di autocompiacimento tecnologico ma un prezioso veicolo per regalare ai cittadini due carte decisive, l’ascolto e l’efficienza, operazione possibile se ricordiamo che l’interlocutore della P.A. è la ‘persona situata’, colta nella sua specificità, e la persona italiana situata è la più vecchia d’Europa, con una media d’età di 47 anni.

L’innovazione, dunque, non è ‘buona a prescindere’, lo è se possiede una profonda conoscenza dell’uomo e dei suoi comportamenti, quando è ‘umanizzante’, perché la P.A. eroga servizi alle persone, non beni “materiali”.

Certamente IA e tecnologizzazione possono essere una ricchezza per le PP.AA. in termini di riorganizzazione, redistribuzione delle risorse umane, ottimizzazione e controllo dei procedimenti, flessibilità organizzativa, supporto nella gestione di processi ripetitivi e standardizzati. Per consentire agli operatori di concentrarsi sulle missioni più creative, strategiche, sociali e di front office con l’utenza.

Ma in ogni caso ‘efficienza’ nella P.A. significa ‘processo di umanizzazione’: la tecnicità, il digitale, l’I.A. sono lo strumento, non il fine. So di evocare un esperto di tecnologie portatore di un profilo sbilanciato, con una curvatura soprattutto umanistica. Un paradosso apparente, perché la tecnologia, anche la più spinta deve avere un fine preciso, che si chiama ‘benessere della persona’: non è utopia, ma un capitolo nuovo ed esaltante dell’enciclopedia dei diritti, che riguarda il modo in cui vivremo non solo il rapporto con le tecnologie, ma coi nostri simili e con l’ambiente che ci circonda”.

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