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Abuso d’ufficio: le proposte concrete a tutela dei sindaci e della legalità

L’abrogazione dell’abuso d’ufficio è una risposta sbagliata ad una domanda giusta. Come si tutelano i pubblici funzionari rispetto alle incertezze delle fattispecie penali? E come li tuteliamo senza cedere a impunità o senza disinteressarsi del cittadino che subisce un’angheria da un funzionario pubblico? Queste due esigenze fondamentali non si tengono insieme abrogando l’abuso d’ufficio.

La destra ricordi che non siamo all’anno zero: nel 2020 il reato è stato fortemente ridimensionato e ristretto nella sua applicazione; inoltre con la riforma Cartabia l’indagato non è più iscritto automaticamente nel registro degli indagati.

Grazie a queste due modifiche oggi le archiviazioni sono particolarmente elevate, ma si ricordi che afferiscono ad indagini precedenti alla riforma del reato e che oggi, proprio grazie a quella riformulazione più stringente, si archiviano. Restano sentenze che applicano in modo non coerente le nuove norme e alcune incertezze applicative devono essere corrette e per questo noi siamo, e l’abbiamo sempre detto, per la riforma del reato e su questo sfideremo le destre in aula.

Occorre inoltre ricordare che i problemi dei sindaci sono soprattutto prodotti dal sistema generale delle responsabilità che su di essi ricade. E’ questo sistema che deve essere cambiato.

Questa, pertanto, la proposta del PD:

  • modificare il Tuel per impedire che il sindaco in quanto sindaco risponda di tutto quello che succede in una città;
  • cancellare la discriminazione della Severino verso i sindaci che sono sospesi dopo condanna di primo grado, ad eccezione dei reati di mafia e criminalità organizzata;
  • escludere la responsabilità erariale degli amministratori se non per caso di dolo (risponderanno del danno erariale i funzionari pubblici che hanno dato i visti di regolarità tecnica e contabili ma non i sindaci e gli assessori che in relazione a quegli atti hanno espresso un giudizio che è politico e non tecnico).

Su questi temi abbiamo presentato atti e emendamenti anche in questi giorni respinti al Senato.

Aggiungiamo che con l’abrogazione, purtroppo, non finiranno i procedimenti, ma i sindaci rischieranno di essere indagati per reati più gravi dell’abuso di ufficio. E a denunciare questo rischio sono stati persino esponenti della destra che pure votano per l’abrogazione del reato.

Continueremo a batterci per tutelare i sindaci e al contempo la legalità. Tenere insieme queste sfide è possibile a partire dalle nostre proposte che sono concrete”.

Così in una nota congiunta Debora Serracchiani, responsabile Giustizia nella segreteria nazionale del PD, Alfredo Bazoli e Federico Gianassi, parlamentari dem e rispettivamente capigruppo PD nelle Commissioni Giustizia di Senato e Camera.

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