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“L’Europa è pace, il nazionalismo la guerra”. Intervista a Brando Benifei

“L’Europa è la pace. Lo ha detto Mitterrand nel Parlamento europeo. Il nazionalismo è la guerra. E dunque quell’aula dove ci riuniamo a Strasburgo, in una città che nei libri di scuola era quella città dell’Alsazia, in una regione contesa, con le guerre che hanno insanguinato il nostro continente per secoli. Ecco, per me l’Europa è la pace. Una pace da costruire, purtroppo non ancora veramente raggiunta, poco fuori dai nostri confini, ma una speranza di una pace possibile. Perché in Europa, almeno nella nostra storia del nostro continente, dell’Unione europea, le guerre che hanno insanguinato il nostro passato noi le abbiamo superate. E dunque l’Europa è pace, perché se non costruisce la pace non è Europa”.

Così Brando Benifei parlamentare europeo, capo delegazione dem in questa legislatura e candidato alle elezioni per il Collegio Nord Ovest in una intervista a ‘Personale è Politico’, il format del PD per presentare le candidate e i candidati alle Europee dell’8 e 9 giugno, pubblicata sul sito del Partito Democratico.

Benifei racconta di trarre ispirazione dalla figura di Altiero Spinelli e condivide gli esordi del suo impegno politico: “Devo dire che forse la politica mi ha scelto – spiega – nel senso che mi sono trovato in mezzo a un grande rivolgimento in cui quasi non avevo capito di esserci, quando c’erano i grandi movimenti e manifestazioni di studenti. Era l’inizio degli anni 2000, contro le scellerate riforme della scuola, che in realtà erano tagli”. Ed esorta i diciottenni che votano la prima volta: “Prendi in mano la tua vita, non far scegliere a noi il tuo futuro. Decidi tu, vai a votare, partecipa. Io devo dire che sono spesso nelle scuole, mi chiamano per incontri. Cerco di dire sempre una cosa chiara: non prendete per oro colato quello che vi dicono gli ospiti degli incontri che organizzate o i vostri insegnanti. Fatevi una vostra idea”.

Infine condivide un’esperienza dolorosa: “Negli anni passati sono stato alcune volte ai confini dell’Europa, tra la Bosnia e la Croazia, tra la Bielorussia e la Polonia e lì ho trovato lo scempio, la vergogna del nostro continente. Persone buttate agli angoli delle strade, addirittura in mezzo alle foreste, alle campagne senza aiuto, con respingimenti illegali, con la violazione dei diritti umani più fondamentali. E la rabbia che ho provato nel vedere che, purtroppo, anche in questa legislatura le istituzioni europee non hanno voluto, nonostante il nostro impegno, nonostante i nostri sforzi, decidere di cambiare le regole che riguardano le migrazioni. Abbiamo scelto come Europa, e per me questo è fonte di rabbia e di sdegno, di continuare a voltarci dall’altra parte. Non tutti, certo, ma ancora troppi”.

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