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Sul premierato totale confusione sotto il cielo della maggioranza

”Quello che sta avvenendo in commissione Affari costituzionali al Senato è sotto gli occhi di tutti. Il Premierato di Giorgia Meloni è una riforma sbagliata, che intacca e stravolge gli equilibri costituzionali limitando i poteri del Presidente della Repubblica e del Parlamento. Non è l’opinione del Pd ma è ciò che ci hanno detto tutti i costituzionalisti auditi nelle scorse settimane”.  Lo dice il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia. “Questa riforma, continua Boccia, è nata come frutto dello scambio con l’autonomia differenziata di Calderoli ma ora nella stessa maggioranza si stanno rendendo conto che lo sgorbio prodotto, senza conoscere con quale legge elettorale si voterà, rischia di essere ingestibile e di essere poi bocciato dal referendum popolare. Con la Lega che non vuole il ballottaggio mentre Fdi lo propone”.  “È evidente – sostiene l’esponente dem – che siamo di fronte ad una maggioranza nel caos che non sa più che direzione prendere. Sarebbe il caso che Giorgia Meloni e soci riponessero le bandiere della propaganda prima di sfasciare l’Italia e i suoi assetti istituzionali. Per noi il Premierato di Fdi e l’Autonomia differenziata della Lega sono irricevibili. Fermino in Parlamento l’iter delle loro riforme e troveranno nell’opposizione un interlocutore attento e disposto a ragionare su come rendere il nostro sistema istituzionale più efficiente”, chiosa Boccia.

Il senatore Andrea Giorgis, capogruppo Pd in commissione Affari Costituzionali, definisce “cronache un po’ surreali” quelle provenienti dal luogo dove si discute il premierato, la commissione di Palazzo Madama. In una nota, Giorgis  mette in fila le principali incongruenze presenti: “nella bozza di ddl costituzionale, scrive, si legge che, se il Parlamento ‘revoca la fiducia al Presidente del Consiglio eletto, mediante mozione motivata, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere’. Un comma chiaro che conferma la primazia del Presidente del Consiglio sul Parlamento. Il problema sorge alla riga dopo: Se invece il Presidente del Consiglio si dimette ‘volontariamente’ cosa accade? Il secondo comma dice che ‘Può proporre lo scioglimento delle Camere al Presidente della Repubblica’. Ma quest’ultimo è obbligato a sciogliere? A rigore, una proposta può ricevere anche una risposta negativa, altrimenti non è una proposta… E se si dovessero prendere sul serio le parole della Ministra e del Governo con le quali si è sostenuto che la riforma non intacca in alcun modo gli attuali poteri del Presidente della Repubblica, la risposta sarebbe obbligata: il Presidente della Repubblica può tranquillamente respingere la proposta del Presidente del Consiglio dimissionario”.

“Ancora più difficile da capire – spiega Giorgis – è cosa accada qualora il Governo veda respinta una propria proposta di legge sulla quale ha posto la fiducia: si deve dimettere e si sciolgono le Camere? Oppure si deve dimettere ma può nascere un altro governo (il secondo o magari il terzo, il quarto…). E il nuovo governo incontrerebbe dei limiti? O in questo caso verrebbe meno anche il vincolo dell’individuare il nuovo Presidente del Consiglio tra i parlamentari eletti nelle liste collegate al primo premier? E con esso il vincolo di perseguire il precedente programma? Oppure ancora – come hanno sostenuto alcuni illustri esponenti della maggioranza – si deve ritenere che il voto contrario su una proposta sulla quale è stata posta la fiducia, non comporti alcun obbligo di dimissioni? Riassumendo: totale confusione sotto il cielo. E con essa il rischio di rendere la nostra democrazia, non solo meno partecipata, e plurale, ma ancora più conflittuale e fragile”.

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