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Salario minimo, PD: “Meloni risponda nel merito e non cerchi alibi”

Faccio fatica a capire come si possa definire slogan la condizione materiale di tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori, che sono poveri anche se lavorano. Questa è un’emergenza di questo paese su cui più volte abbiamo discusso in questi mesi, sono state bocciate risoluzioni e odg di novembre di tutte le opposizioni sul salario minimo, abbiamo avuto una discussione di circa 4 mesi ricca di audizioni e approfondimenti, quindi hanno avuto tutto il tempo per pensare ed elaborare. Noi ribadiamo: siamo disponibili al confronto ma servono atti concreti, non dichiarazioni e abbiamo chiesto il ritiro dell’emendamento soppressivo“.
 
Così la segretaria del PD Elly Schlein, nel corso di una conferenza stampa alla Camera.
 
“Siamo disponibili al confronto sul merito – aggiunge – su una proposta che va esattamente nella direzione del rafforzamento della contrattazione collettiva, perché ne fa valere gli effetti presso tutte i lavoratori e le lavoratrici di un settore, puntando sul contratto firmato dalle associazioni più rappresentative. Al contempo dice però che neanche la contrattazione può scendere al di sotto di una certa soglia che abbiamo individuato in 9 euro, perché sotto quella soglia non è più lavoro ma sfruttamento. Dovrebbe essere interesse anche di chi governa questo paese discutere nel merito di questa proposta che porterebbe a migliorare le condizioni del lavoro in Italia”.
 
Sul salario minimo continua lo stucchevole balletto di Giorgia Meloni e della sua maggioranza. Stamattina la Presidente del Consiglio ribadisce di essere pronta al confronto. Allora non cerchi alibi e non accusi l’opposizione. Alla Camera c’è la nostra proposta che la sua maggioranza vuole cancellare con un emendamento soppressivo. Se davvero si vuole aprire il confronto basta ritirare quell’emendamento e discutere nel merito di una misura che vuole tutelare oltre 3 di lavoratori sottopagati e che il 70 per cento degli italiani afferma di apprezzare”.
 
Così il presidente dei senatori del PD Francesco Boccia replica ad alcune affermazioni di Giorgia Meloni.
 
“Presidente Meloni risponda sul punto. È da marzo che il tema del salario minimo e della giusta retribuzione è in discussione alla Camera. E lo è per volontà delle opposizioni, perché per noi non è accettabile che ci siano 3 milioni di persone che pur lavorando restano povere. Perché per noi è inaccettabile che ci siano 3 milioni e mezzo di persone che lavorano a meno di 9 euro lorde all’ora. Perché noi sappiamo che le vostre scelte sul lavoro precario e i subappalti a cascata peggioreranno il problema. Possibile che in tutti questi mesi lei e la sua maggioranza non siate stati capaci di fare uno straccio di proposta? Noi ne abbiamo presentata una condivisa delle opposizioni. Cosa ne pensate? Vogliamo sapere questo. Ha detto che apre al confronto? Era ora. Noi ci siamo. Da oggi. Noi siamo pronti. E voi?”
 
Lo afferma Cecilia Guerra, responsabile Lavoro della segreteria nazionale del PD.
 
“Il vittimismo della Presidente del Consiglio è davvero stupefacente. Anziché rispondere nel merito della nostra proposta sul salario minimo ci accusa di fare slogan. Non vuole il confronto con l’opposizione, ma cerca solo alibi per buttare la palla in avanti e non fare nulla. La invitiamo a rispondere sulle cose che proponiamo oggi, non sulle cose del passato. Altrimenti il confronto di cui parla è solo un modo di perdere tempo. Noi siamo pronti ad andare in aula e votare anche ad agosto.”
 
Lo afferma Arturo Scotto, capogruppo PD in commissione Lavoro.
 
“Le piace l’idea del salario minimo ma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha il dubbio che rischia di creare problemi”. Dichiara Sandro Ruotolo della segreteria del Partito Democratico.
 
“Per fugare ogni dubbio la presidente Meloni potrebbe chiedere a tutti i suoi colleghi europei che nei loro paesi applicano questa misura di civiltà. Non può non sapere che da noi esiste il lavoro povero, che l’Istat lo quantifica in 3,5 milioni di lavoratori. Non può essere negazionista anche su questo tema sociale”.
 
“Chiedendo un rinvio sul salario minimo, Meloni cerca di gestire l’imbarazzo, oggettivamente è in difficoltà, perché è impossibile negare che in Italia ci sia un problema di lavoro povero”. È quanto afferma il deputato del PD Andrea Orlando intervistato da La Stampa. Sul tema, nel centrodestra “non si capisce cosa vogliano fare” – rileva l’ex ministro del Lavoro -.
 
“I partiti di maggioranza hanno difficoltà a trovare una posizione comune”. “Hanno promesso di abbassare il cuneo fiscale, ma è evidente che questo sposta poco per chi guadagna sei o settecento euro al mese”. “La nostra è una proposta che mette al centro la contrattazione – spiega l’esponente dem -, ponendo come strumento integrativo un Salario legale”. Orlando propone poi una tassa sui profitti. “Abbiamo avuto crisi che hanno premiato alcuni soggetti senza particolari meriti”. “Ora le banche con l’aumento dei tassi: profitti senza precedenti, con un pezzo della società che paga questo sovrappiù”. Dunque, “chiedere a chi ha avuto tanto senza meriti di superare queste forme di crisi – sostiene il deputato – è giusto”, “ed è un terreno per misurare la propaganda della destra” che “ha avuto una retorica dall’opposizione contro le banche e le multinazionali, ma dal governo si è ben guardata dal disturbare questi potentati”. Per Orlando, questo “è anche un modo di scoprire la dimensione classista del populismo di una destra che non è affatto sociale”.

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