“Proprio perché ritenuti responsabili dell’aggravamento del divario fra Nord e Sud, da oltre cinquant’anni, non vi sono più stipendi differenziati su base regionale o provinciale ma la Lega, sostenuta da tutta la maggioranza, sta pensando bene di reintrodurli. Una proposta scellerata”.
Così in una nota Irene Manzi e Marco Sarracino, componenti della segreteria nazionale del PD, annunciano un’interrogazione parlamentare.
“Già nel febbraio scorso, a pochi mesi dall’insediamento, il ministro Valditara ipotizzava di varare stipendi diversi per gli insegnanti a seconda delle zone dove prestano servizio e – in fase di approvazione della proposta di legge delega sul salario minimo – il Governo si è impegnato, con l’approvazione di un ordine del giorno a firma del Gruppo Lega, ad introdurre una quota variabile di stipendio per i dipendenti pubblici, in particolare nel settore scolastico”, proseguono Manzi e Sarracino.
“Queste proposte, aggiungono, vanno nella stessa direzione del progetto spacca Italia di autonomia differenziata e confermano la volontà del governo di avviare un processo di regionalizzazione della scuola che deve, invece, continuare ad essere nazionale e pubblica, presidio insostituibile per garantire e rafforzare l’unitarietà dello Stato, senza penalizzare ulteriormente le regioni del Sud a vantaggio di quelle del Nord. Invece di provvedere ad alzare le retribuzioni di tutto il corpo docente, tra le più basse d’Europa e ad investire sulla scuola, la maggioranza e il governo pensano a stipendi variabili che produrrebbero discriminazioni inaccettabili”.
“Vogliamo sapere chiaramente -concludono i deputati del PD- se e in che termini il governo intenda dare seguito all’impegno assunto in fase di approvazione dell’ordine del giorno e quali azioni intendano attuare a garanzia della contrattazione collettiva nazionale del pubblico impiego, scongiurando ogni forma di discriminazione retributiva territoriale”.