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“Governo mani di forbice. Così si tagliano le risorse ai Comuni”

Quello di Meloni è un governo mani di forbice. Questi tagli sono gravissimi e il criterio è del tutto insensato perché tagliano in proporzione di più ai Comuni che stanno investendo più risorse del Pnrr”. Lo ha detto, in un’intervista al Corriere della Sera, la segretaria del Pd Elly Schlein. “Rischiamo – dice Schlein – che i Comuni che stanno costruendo nidi e case della comunità con il Pnrr poi non abbiamo le risorse per assumere chi ci lavori dentro. Meloni si conferma veramente la regina dell’austerità”.

L’allarme, ribadisce la segretaria dem, è sui tagli alla sanità “Meloni mente, la spesa non si calcola in valori assoluti ma sul Pil, e da quando siede a Palazzo Chigi sta scendendo a livelli pre-pandemia. Si prevede che scenda al 6,2% del Prodotto interno lordo nel 2027, che sarebbe il minimo storico degli ultimi vent’anni. Se vogliono fare la cosa giusta basta che votino insieme a noi la proposta di legge che porta la mia prima firma e che maggioranze di destra hanno votato anche a livello regionale. Chiediamo di far arrivare progressivamente la spesa sanitaria alla media europea del 7,5% del Pil. E chiediamo di sbloccare le assunzioni in quel settore, che sono state bloccate nel 2009 da un governo di cui lei faceva parte”, evidenzia Schlein. Al contrario, in termini di sanità pubblica, “L’unica cosa concreta è stata far entrare gli antiabortisti nei consultori. Non ce ne facciamo un granché della prima premier donna se le scelte del suo governo colpiscono le donne”.

Accanto a quella sui consultori, c’è un’altra battaglia, in Europa, quella “sugli investimenti comuni. Meloni che partecipa ai raduni con i nostalgici del franchismo e gli amici di Trump dice che noi vogliamo cancellare l’identità. Lei si accompagna in Europa con i nemici del nostro interesse nazionale: sono quelli che andavano in giro con i cartelli con su scritto ‘non un centesimo all’Italia’ mentre il suo partito si asteneva sul Next Generation EU. Invece l’Europa di cui l’Italia ha bisogno è quella che continua con gli investimenti comuni per l’innovazione digitale e per accompagnare le imprese e gli agricoltori nella conversione ecologica. Già, perché bisogna rendere la conversione un piano industriale, pretendendo in Europa le risorse che servono”.

Sul caso Toti, questa destra applica: “Due pesi e due misure. Quando ci sono state indagini gravi ma che non hanno nemmeno sfiorato il presidente della Puglia, TeleMeloni non ha parlato d’altro per settimane”. E se, come è evidente, “Le responsabilità penali le valuterà la magistratura” è “per opportunità politica” che “si deve dimettere. Non si può lasciare un’intera regione ferma, paralizzata, appesa a una vicenda giudiziaria. E Meloni non chiedendo le dimissioni si allinea a Salvini e dimostra il suo scarso rispetto delle istituzioni. Ma non mi stupisce, stiamo ancora aspettando che chieda le dimissioni a Daniela Santanché…”

Anche sulla “madre di tutte le riforme”, come l’aveva ribattezzata, Meloni dice che se perde il referendum non se ne va: “Prima dice “O la va o la spacca”, adesso afferma ‘Chi se ne frega, io resto’. Lei è quella del taglio alle accise e degli extraprofitti bancari, non stupisce che cambi. Ma sovrapporre la sua traiettoria politica al destino del Paese con questa leggerezza è inaccettabile”.

Infine, sull’Ucraina e le recenti dichiarazioni di Stoltenberg sull’utilizzo delle armi Nato: “Noi siamo per sostenere il diritto di Kiev a difendersi. Ma questo non può e non deve tradursi in un ingresso diretto dell’Ue in guerra con la Russia. L’Ue deve avere una sua autonomia strategica e lo sforzo deve essere tutto orientato a sostenere la conferenza di pace in Svizzera di metà giugno, non a creare ulteriori escalation”.

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