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“Dopo la morte di Moro sono partita per gli Usa. L’Ue è la fine del provincialismo”. Intervista a Lucia Annunziata

“La questione vera è che i giovani hanno una cosa bellissima e non sanno di averla in mano. C’è una recente ricerca, realizzata da un gruppo che si chiama Scomodo, una rivista, presentata poco tempo fa alla stampa estera per analizzare il sentimento dei giovani nei confronti dell’Europa e un dato mi ha particolarmente colpito. Tutti i giovani, alla domanda: ti senti più europeo o più italiano? hanno detto ‘più europeo’. C’è una generazione, dalla Z in poi, che è nata con una sola moneta, l’euro. Quindi per me l’Europa significa la fine del provincialismo”.

Sono le parole di Lucia Annunziata, candidata nella circoscrizione Sud, in una intervista a ‘Personale è Politico’, il format del PD che presenta le candidate e i candidati alle Europee dell’8 e 9 giugno, pubblicata sul sito del Partito Democratico.

Annunziata si racconta sul piano personale e su quello politico: dal libro che ha amato (Il viaggio a Roma di Goethe) a quanto siano importanti per lei i legami familiari, da come trascorre il tempo libero ai momenti importanti, cruciali della sua vita.

Per lei, la storia cambia con l’omicidio di Aldo Moro. Arrivare là e vedere la Renault rossa: “Siamo corsi tutti, io sono arrivata tra i primi e non dimenticherò il modo come questo uomo aveva appoggiato la testa da un lato. Era il primo cadavere che vedevo, cioè il primo cadavere di violenza che vedevo, e sapevo che era nata, tutto sommato, anche dal nostro interno, da quella sinistra che poi negli anni ’70 era diventata molto turbolenta. Da quel momento qualcosa si è disconnesso dentro di me ma credo nella nostra generazione”.
Da lì in poi Annunziata decide di partire, senza soldi, per gli Stati Uniti,“Sono andata a Boston, mi sono iscritta a lingue e per mantenermi, alla giovane età di 30 anni, facevo la au pair di una coppia di professori universitari che lavorava a Cambridge, nel Massachusetts”.

Due i nomi che Annunziata cita come suoi punti di riferimento: Rossana Rossanda e Scalfari: “A volte – spiega – sono come lei, a volte sono come lui, hanno pesato entrambi moltissimo nella mia formazione professionale”.

Alla domanda sul suo impegno in politica risponde: “Sono sempre stata impegnata in politica alla faccia di chi dice che i giornalisti non hanno opinioni politiche. Io credo che i giornalisti, come tutti gli uomini e le donne, non possono non avere delle opinioni politiche, perché la politica è la definizione dell’universo in cui viviamo. Quindi io mi sono sempre sentita impegnata in politica, ho risolto il problema della terzietà dei giornalisti in una maniera molto semplice: io dico di che parte sono, poi voi giudicatemi quando lavoro”, conclude.

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