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“Le bombe di Palermo hanno cambiato la mia vita”. Intervista a Davide Mattiello

“Sono nato nel 1972, nel giorno della strage di Peteano, il 31 di maggio. Sono rinato nel 1992. Finivo il primo anno di giurisprudenza a Torino e il 23 maggio le bombe di Palermo le ho viste in televisione. Quando ho guardato quelle immagini ho provato un profondo senso di vergogna perché non capivo cosa stesse succedendo nel mio Paese. Mi sono vergognato di me stesso e in quel momento ho deciso che la mia vita sarebbe cambiata, che quelle storie che io stavo vedendo in televisione sarebbero diventate la mia storia. E così è stato”.

Lo racconta Davide Mattiello, candidato nella circoscrizione nel Nord-Ovest, in una intervista a ‘Personale è Politico’, il format del Pd per presentare le candidate e i candidati alle Europee dell’8 e 9 giugno, pubblicata sul sito del Partito democratico.

Si ispira a “Rita Borsellino che, insieme a don Ciotti, ha fondato Libera. Rita per noi è sempre stata un punto di riferimento importante per come ha saputo interpretare il suo essere la sorella di Paolo. In particolare, ha fatto una scelta che per noi è stata un grande insegnamento: si è candidata alla Presidenza della Regione Sicilia. Ci ha fatto capire che va bene fare movimento, va bene fare cultura, ma se poi tutta questa ricchezza non riesce a tradursi in una politica capace di cambiare la democrazia nel nostro Paese c’è qualcosa di importante che manca”.

Uno dei ricordi più belli risale al “2007 quando dopo anni e anni di lavoro, allora ero responsabile di Libera, siamo riusciti ad entrare in un bene che era già stato confiscato definitivamente alla mafia, ma che per diversi motivi era ancora occupato dalla famiglia a cui era stato confiscato, la famiglia Belfiore. Una famiglia legata alla ‘ndrangheta e una famiglia il cui primogenito è stato condannato come mandante dell’omicidio del giudice Bruno Caccia, che era il capo della Procura di Torino ed è stato assassinato nel 1983.
Quando sono entrato in quel luogo, con i carabinieri, con il prefetto, la prima telefonata che ho fatto è stata alla figlia di Bruno, Paola Caccia e le ho detto: ‘Paola da questa cascina è partito l’ordine di uccidere il tuo papà, noi adesso siamo dentro. C’è lo Stato, ci siamo noi, gli altri se ne sono andati’. È stato un momento molto emozionante che conservo dentro di me, soprattutto nei momenti di difficoltà”.

Ai giovani Mattiello ribadisce “che vale la pena impegnarsi poiché ha a che fare con la libertà individuale. Ognuno di noi è libero, ma la libertà è partecipazione. E pensando all’Europa dice “L’Europa, in una parola, è pace” e ” se sarò eletto al Parlamento europeo ripartirò dal lavoro di Roberti impegnandomi sulla corruzione, sulla legalità, sulla trasparenza, sull’antimafia che è un po’ come togliere il calcare dalle istituzioni europee”.

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