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“Costruire un’Unione Europea che non lasci indietro nessuno”. Intervista a Antonio Mazzeo

“Mi impegnerò affinché la transizione ecologica e quella digitale, siano col cuore rosso, non consentano di aumentare le disuguaglianze. Diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto alla formazione. Noi dobbiamo costruire un’Europa che non lasci indietro nessuno. D’altronde per me l’Europa è la speranza di David Sassoli. Ogni volta che ripenso a David, ripenso a come si può cambiare il mondo e al sorriso con cui lui ha cambiato l’Europa”.

Sono le parole di Antonio Mazzeo, candidato nella circoscrizione Centro, in una intervista a ‘Personale è politico’, il format del Pd per presentare le candidate e i candidati alle Europee dell’8 e 9 giugno, pubblicata sul sito del Partito Democratico.

Mazzeo si racconta sul piano personale e su quello politico: “Voglio ricordare un personaggio che abbiamo tutti considerato poco in questi anni. Un grande sacerdote, un grande educatore: Don Lorenzo Milani. Nel suo ‘I care’ ci sta tutto il mio impegno nelle istituzioni. Prendersi cura degli altri, tendere una mano”. E precisa: “Quel prendersi cura è esattamente il contrario del me ne frego, che è il motto fascista. Ho voluto dedicargli anche l’ingresso dell’aula consiliare, appendendo ‘I Care’, dicendo a chiunque rappresenti le istituzioni che bisogna prendersi cura, specialmente di chi soffre”. L’esponente dem prosegue raccontando di quando ha deciso di impegnarsi in politica: “Era il 23 maggio del 1992 arrivò la notizia dell’attentato e della morte di Giovanni Falcone. E poi quello che è accaduto a Borsellino, alla sua scorta. E lì capii quanto è importante perseguire quelle battaglie di legalità, non voltarsi dall’altra parte, quanto è importante che le istituzioni siano sempre dalla parte di chi cerca di costruire legalità”.

Il ricordo più bello della sua vita è legato ad un progetto come ingegnere: “Avevamo un sogno, sviluppare dei dispositivi che salvassero la vita delle persone. Abbiamo partecipato a un concorso, abbiamo presentato il nostro progetto in poche ore e siamo arrivati primi e di lì questo sogno si è trasformato in realtà. 30 ragazze e 30 ragazzi che lavorano. Un sistema che permette di monitorare la salute delle persone nella bassa intensità di cura. Misurava saturazione, frequenza cardiaca, pressione, temperatura. Non vi ricorda il Covid? Tutto quello che serviva. È nato 10 anni prima e l’abbiamo sviluppato insieme a un gruppo di folli, di ragazze e di ragazzi molto più bravi di me che hanno permesso che tutto questo diventasse realtà”.

Infine ai neo diciottenni rivolge un invito: “E’ ancora possibile cambiare il mondo e il mondo si cambia attraverso le loro lenti, che si sentano sempre liberi di dire quello che pensano, di andare sulla frontiera del cambiamento, di spiegarci come leggono il mondo che cambia. Abbiamo bisogno di loro”.

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