E’ un’analisi ampia che affronta a ShipMag il senatore del Partito Democratico Antonio Misiani, responsabile Economia e Finanze, Imprese e Infrastrutture del PD nella segreteria nazionale di Elly Schlein. Dalla riforma dei porti con le possibili soluzioni alle necessità di chi, come i terminalisti, invoca una maggiore presenza nella cabina di regia dei porti italiani. ”Il comparto marittimo è un asset strategico, per il nostro Paese: è necessario che il governo ne sia pienamente consapevole e, soprattutto, che assuma decisioni conseguenti”.
Riforma dei porti, quale deve essere l’impostazione giusta?
“Nel merito, il PD le sue proposte le ha presentate con la risoluzione a prima firma Ghio depositata alla IX commissione della Camera. Noi siamo per attualizzare e modernizzare le competenze delle AdSP, mantenendone l’attuale articolazione e la natura di enti pubblici non economici. Va rivista la governance a livello ministeriale, riordinando le funzioni e istituendo un organismo nazionale sul modello di Puertos del Estado in Spagna. Siamo contro la privatizzazione dei porti e contro il federalismo differenziato in materia portuale. Dobbiamo mettere in campo una serie di iniziative per tutelare e valorizzare il lavoro portuale – rafforzando l’attuale regolamentazione, promuovendo processi di formazione, migliorando la sicurezza sul lavoro e dando operatività al Fondo per l’incentivazione al pensionamento anticipato – e per rafforzare la rete logistica portuale. Va adottato, infine, il decreto ministeriale per attuare la norma sulla regolamentazione dell’autoproduzione dei servizi portuali da parte delle imprese armatoriali”.
Secondo lei il Governo ha individuato le linee guida corrette?
“Lo vedremo nelle prossime settimane. Noi vogliamo dialogare con il governo e la maggioranza con spirito aperto e costruttivo. Ci sono diversi punti di contatto tra i contenuti della nostra risoluzione e quelli di un’analogo documento presentato in commissione da Fratelli d’Italia. Ne discuteremo in commissione, chiedendo al governo di presentare le proprie proposte a partire da quanto emergerà dal confronto parlamentare”.
I terminalisti chiedono più protagonismo nelle AdSP: quale soluzione si può trovare?
“I terminalisti e le imprese portuali sono i soggetti cui la legge attribuisce l’attività di impresa per implementare l’economia del porto, che è un asset pubblico strategico del Paese. Occorre quindi che siano interlocutori privilegiati dell’AdSP, che peraltro deve vigilare affinché questi – per parte loro – si attengano ai Piani di sviluppo concordati all’atto della concessione”.
Un commissario per il porto di Genova: scelta corretta?
“A tanti è sembrata un escamotage per tenere il posto da presidente libero fino a quando il sindaco Bucci cesserà dal suo secondo mandato. Mai come oggi il porto di Genova, che sta gestendo investimenti statali colossali (come la nuova diga), avrebbe bisogno di una guida solida e stabile. Se invece la scelta è dettata dalla volontà politica di attendere la tanto annunciata riforma dei porti, ci aspettiamo che la stessa logica venga applicata a tutte le altre AdSP, quando i mandati dei presidenti andranno a scadere”.
Il Governo crede veramente nel comparto marittimo?
“Il banco di prova sarà la discussione della riforma della legge 84 e la capacità di mettere a terra i progetti infrastrutturali nelle aree portuali e retroportuali, a partire da quelli previsti dal PNRR. Siamo in una fase di grande cambiamento degli scenari del sistema dei trasporti marittimi. L’Italia è un Paese sempre più interconnessa con i grandi flussi commerciali e turistici, e ha bisogno di un sistema portuale aperto, competitivo e ben regolato. Il comparto marittimo è un asset strategico, per il nostro Paese: è necessario che il governo ne sia pienamente consapevole e, soprattutto, che assuma decisioni conseguenti”.