«La Liguria penso debba ragionare sulla sua vocazione per il futuro, ma esattamente come succede a livello nazionale, anche chi governa questo territorio naviga a vista». Vale doppio, il messaggio che Antonio Misiani, ex viceministro del Tesoro, oggi senatore in quota dem, manda allo stesso tempo a chi governa il Paese e la Liguria. Di passaggio tra Genova e Novi per incontrare i lavoratori di realtà come lit, Ansaldo ed ex Ilva, il responsabile economico delPD chiarisce la posizione del partito sui grandi temi economici.
“L’Italia ha bisogno più che mai di una politica industriale, la grande assente nella Manovra e nelle scelte del governo. Una mancanza di visione che pesa in territori come la Liguria, con realtà produttive in difficoltà . Si stanno affrontando queste crisi in una logica solo emergenziale, slegata da un’idea del ruolo che Italia dovrebbe esercitare a livello industriale».
Di cosa pensa abbia bisogno, la Liguria, sul piano economico?
«La Liguria sta affrontando situazioni difficili ma ha anche grande vivacità economica, nel turismo, la logistica, il porto: ci sono potenzialità e ce ne saranno ancora una volta realizzati gli investimenti programmati, che vanno difesi con le unghie e con i denti: sarebbe molto grave lo stralcio dal Pnrr del Terzo valico. Serve una riflessione sulla vocazione di questa regione, e che lo Stato faccia la sua parte davanti a certe crisi. Per l’ex Ilva siamo vicini al punto di non ritorno, saranno decisive le prossime settimane: il governo si assuma le proprie responsabilità per i lavoratori e il nostro primo polo siderurgico».
Possono convivere, nelle aree di Cornigliano, industria e logistica?
«Per noi la priorità rimane la difesa della vocazione industriale di quelle aree. L’Italia è il secondo produttore di acciaio in Europa, e non può dismettere come se niente fosse
un’azienda da 6 milioni dà tonnellate di potenziale produttivo l’anno».
A cosa può portare, invece, la fusione Fincantieri – Leonardo?
«Non abbiamo pregiudiziali, ma ha senso solo se risponde ad una logica industriale precisa, coerente con una strategia sul ruolo dell’Italia in settori come difesa e cantieristica. In questa fase, è necessario valorizzare al massimo le sinergie tra questi due grandi player a partecipazione pubblica. Se son rose, fioriranno».