No, è rinunciataria e minimalista oltre che inadeguata a rilanciare l’Italia.
I numeri sono quelli che sono. Li puoi stiracchiare, interpretare, sminuire. Ma fino ad un certo punto. E i numeri della Nota di aggiornamento del DEF presentata dal governo confermano, purtroppo, un fatto che Giorgia Meloni e i suoi ministri per molti mesi hanno negato: l’economia italiana si è fermata e le prospettive per il 2024 si sono molto deteriorate.
La coperta è corta, ha gridato a Cernobbio íl ministro Giorgetti. Ma la coperta si è accorciata anche a causa di una serie di scelte fallimentari di questo primo anno di governo. Ricordiamole: il cambio di governante e la generale lentezza nell’attuazione del PNRR, quattordici condoni fiscali in meno di dodici mesi, la rinuncia a qualunque iniziativa seria di revisione della spesa, l’assenza di una vera strategia per contrastare il carovita.
Servirebbe una manovra di bilancio coraggiosa, per fare ripartire l’Italia. La risposta del governo è invece una NADEF rinunciataria, minimalista, finanziata in gran parte a deficit e con un debito previsto solo in lievissima riduzione nei prossimi tre anni: non un bel segnale, per i mercati finanziari.
Nell’insieme, una politica economica del tutto inadeguata a rilanciare il Paese. Circa metà delle risorse saranno destinate alla proroga del taglio del cuneo fiscale. È una scelta condivisibile, ma non basterà a recuperare quello che è accaduto al potere d’acquisto dei redditi.
Sanità, scuola e trasporto pubblico hanno urgente necessità di risorse aggiuntive. Il solo ministro della salute ha chiesto quattro miliardi in più. È il minimo sindacale: in realtà ne servirebbero quattro all’anno per i prossimi cinque anni, per recuperare il divario che ci separa dagli altri Paesi avanzati. La richiesta di Schillaci è però destinata a cadere nel vuoto, così come gran parte delle sollecitazioni dei suoi colleghi.