“Il governo rischia di far pagare cara la formazione universitaria degli aspiranti docenti. Per questo abbiamo chiesto con un emendamento alla legge di bilancio di incrementare di 180 milioni il Fondo per il finanziamento ordinario delle universita’, per sostenere, secondo principi di equita’ e progressivita’, il diritto alla formazione degli aspiranti docenti. L’obiettivo e’ quello di riconoscere al maggior numero di loro l’esonero, totale o parziale, dai costi di iscrizione ai percorsi universitari di abilitazione alla docenza. Il percorso di formazione di 60 CFU o CFA non puo’ arrivare a costare 2500 euro per il singolo studente. E’ una situazione che mette pesantemente in discussione l’effettivita’ del diritto allo studio. Un Paese serio ha il dovere di investire nella formazione dei suoi futuri insegnanti. Bisogna percio’ ridurre sensibilmente i costi per gli studenti, altrimenti il percorso di abilitazione, anziche’ essere un’opportunita’ per migliorare la formazione dei futuri insegnanti, rischia di escludere una grande quantita’ di studenti capaci e meritevoli, ma privi di mezzi, in evidente contrasto con il dettato costituzionale. Piu’ in generale, nelle prossime settimane rilanceremo una battaglia perche’ altri aspetti critici del nuovo percorso di formazione degli insegnanti vengano corretti. Ci riferiamo, in particolare, all’equilibrio non adeguato fra didattica trasversale e didattica disciplinare, con netta prevalenza della prima, alla mancata individuazione di un rapporto credibile fra fabbisogno delle Regioni e numero delle abilitazioni annuali, con il rischio di un ulteriore allargamento della platea dei precari, e all’obbligo di un percorso aggiuntivo di 30 CFU o CFA per il conseguimento di ulteriori abilitazioni, a prescindere da qualsiasi valutazione di affinita’ dei percorsi”.
Cosi’ in una nota i componenti della segreteria nazionale Irene Manzi e Alfredo D’Attorre e la senatrice Simona Malpezzi, firmataria dell’emendamento.