“Non bastava una Nadef debolissima, senza soldi e senza idee: da ieri la Meloni ha calato sul tavolo della maggioranza la pretesa di una legge di bilancio a “zero emendamenti”. Cioè l’imposizione di uno stop umiliante alle prerogative dei parlamentari della destra, che la premier vorrebbe ridurre a meri passacarte delle decisioni del governo. È l’atto finale di un governo che per mesi ha raccontato all’Italia la favola di un’economia in salute, per poi suonare il contrordine, dichiarare che la coperta si è accorciata e preparare per il Paese al peggio. E il peggio che sta per arrivare è una manovra di bilancio all’insegna dell’austerità ma finanziata prevalentemente in deficit e basata su numeri appesi al vento: previsioni di crescita palesemente sovrastimate, privatizzazioni del tutto ipotetiche, un debito che potrebbe tornare a crescere e la grande incognita dell’attuazione del PNRR, da cui dipende gran parte del (limitato) aumento del PIL nei prossimi tre anni”.
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Così il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del PD.
“La prima vittima di questo quadro difficile – prosegue Misiani – rischia di essere la sanità pubblica. Servirebbero almeno sette miliardi in più per mantenere al livello del 2023 la spesa in rapporto al PIL. Il governo però non ha dato nessuna garanzia in questo senso. L’unico impegno assunto con la Nadef riguarda i rinnovi contrattuali del personale sanitario. Un punto importante ma del tutto insufficiente rispetto alle risorse necessarie per salvare un sistema pubblico sempre più in debito di ossigeno e sempre meno in grado di garantire ai cittadini il diritto alla salute”, conclude Misiani.