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Majorino: “I migranti sono benzina per la campagna della destra”

In materia d’immigrazione si deve cambiare tutto. Oggi la cosa è allora più evidente e appare in tutta la sua brutalità proprio nel nostro paese. Le scelte del governo sono davvero sconcertanti e rappresentano un tragico mix tra le tradizionali spinte del sovranismo – le spinte a premere sulla cultura dell’emergenza e sull’esasperazione dei conflitti – e un pressapochismo impressionante nella gestione delle attività connesse a chi “arriva”.
 
Il cortocircuito tra gli annunci e i toni – «con noi non arriveranno più immigrati» – e i dati di fatto di oggi è servito. Per questo spesso parliamo di “fallimento” del governo in materia di politiche migratorie. Del resto, alla faccia dell’oscena retorica di questi anni, sono aumentati gli arrivi “irregolari”, sono cresciuti i barconi e i barchini, sono state contate nuove morti nel Mediterraneo, i sindaci denunciano la propria solitudine.
 
E viene pure il sospetto che in qualche caso si confermi la tentazione salviniana resasi esplicita negli anni 2018 e 2019: non governare la questione migratoria è un punto d’arrivo di una strategia desiderosa di speculare sul senso di insicurezza permanente determinabile dalla presenza di migranti per strada, malamente accolti e per nulla integrati.
 
In questo contesto l’Italia continua a non fare i conti con le scelte troppo spesso rinviate: quelle di investire su canali d’accesso legali e sicuri e sull’immigrazione legale come strategia ad ampio raggio. Il PD ha articolato una proposta strutturata in sette punti.
 
Il che vuol dire compiere scelte precise: a livello europeo sostenere la necessità immediata di una missione di soccorso comunitaria, le ragioni della riforma del Regolamento di Dublino e quelle dell’obbligo alla redistribuzione della responsabilità dell’accoglienza e a livello nazionale, innanzitutto, quelle del superamento della Bossi-Fini. Canali d’accesso legali, poi, deve significare la gestione del fenomeno migratorio alla luce del sole.
 
Noi, cocciutamente, insisteremo a sostegno delle nostre proposte e convinti che una scommessa come quella di una buona politica dell’immigrazione non verrà mai realmente vinta finché non ci sarà una potente inversione di rotta innanzitutto sul tema costituito da un grande progetto sull’Africa e per l’Africa (altro che il ridicolo Piano Mattei). Una sfida globale capace di chiamare in causa l’Europa, anzi forse dovremmo dire una sfida globale capace di dare ancora più senso alla scommessa europea”.
 
Pierfrancesco Majorino

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