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Majorino: “I diritti umani non sono un capriccio”

«I diritti umani non sono un capriccio dei buonisti, o un affare da delegare al Vaticano, il loro rispetto deve condizionare le scelte politiche. Il memorandum con la Tunisia? Un film già visto. L`immigrazione non è un danno da ridurre»

Dal memorandum Europa-Tunisia alle sfide che investono il nuovo PD di Elly Schlein. È un colloquio a tutto campo quello con Pierfrancesco Majorino, già europarlamentare Dem, consigliere regionale in Lombardia e membro della segreteria nazionale del Partito democratico, con la responsabilità per le Politiche migratorie e Diritto alla casa.
 
L’Europa, con grande soddisfazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha “partorito” il memorandum d’intesa con la Tunisia dell`autocrate Saied. Ma c`è tanto di cui vantarsi?
Io temo che siamo di fronte alla riedizione di un film già visto. Nel senso che ho paura che questa sia l’ennesima fase di esternalizzazione delle frontiere, con un`azione che sarà molto oscura sul piano del rispetto dei diritti umani. Abbiamo già dato con la Libia, in condizioni certamente diverse e comunque mossi allora dalle migliori intenzioni, come Italia.
 
Intanto il Mediterraneo continua sempre di più ad essere un enorme cimitero di migranti.
Siamo di fronte al Mediterraneo come grande cimitero. Un grande cimitero rimosso, aggiungerei. Si fa finta di non vedere quella che è la situazione. Addirittura non si riesce a quantificare il numero dei morti e sfuggono perfino meccanismi di identificazione delle vittime, tanto è la rimozione collettiva. Questo avviene anche perché non si punta mai su questioni assolutamente cruciali…
 
Il nuovo PD di Elly Schlein sul Mediterraneo, dal no al rifinanziamento nel decreto missioni alla Guardia costiera libica, alle critiche sull’atteggiamento di sudditanza del governo all’Egitto di non solo sul caso Regeni, e ora le critiche al memorandum con la Tunisia, ha dato prova di discontinuità con il passato. Eppure non sono mancate critiche.
Io credo che ci stiamo riappropriando di una categoria essenziale, che è quella dell’intransigenza sul piano del rispetto dei diritti umani. I diritti umani non possono, non devono scomparire ogni volta dal tavolo della geopolitica e delle relazioni tra Stati, a livello bilaterale e in quello multilaterale. Sembrano invece essere un capriccio dei buonisti, una categoria da delegare alle esortazioni del Vaticano. Invece sono un elemento essenziale per condizionare le scelte politiche. Queste scelte devono farsi condizionare anche dal rispetto dei diritti umani. Questo aspetto in tutti questi anni è stato completamente cancellato. A prevalere è stata una visione dell’immigrazione come un danno da ridurre, come una minaccia da combattere, fino ad arrivare a gridare a una “invasione” che non è mai esistita.

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