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Lavoro, Guerra: “Dopo la sentenza della Cassazione non ci sono più alibi contro salario minimo”

La sentenza 27711 della Cassazione sulla causa promossa da un vigilante in un Carrefour a Torino segna uno spartiacque di grande importanza per il dibattito in corso sul salario minimo.
 
La Cassazione infatti riconosce che il vaglio del giudice sul rispetto dell’articolo 36 della Costituzione, che prevede una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e tale da garantire al lavoratore una vita dignitosa e libera, riguarda anche la possibile inadeguatezza del salario definito dalla contrattazione collettiva. Il riferimento alla contrattazione collettiva più rappresentativa resta il primo riferimento per la valutazione sull’equità della retribuzione, ma, se ne rileva l’insufficienza, il giudice se ne può discostare, fissando la retribuzione dovuta sulla base di altri parametri, economici e statistici.
 
È allora evidente che, in questo contesto, l’approvazione della proposta sul salario minimo presentata dalle opposizioni non solo darebbe ai giudici un riferimento certo per definire la giusta retribuzione, ma soprattutto eviterebbe che il lavoratore debba rivolgersi a un tribunale per avere ragione nella sua lotta contro lo sfruttamento. È ora di approvarla”.
 
Lo dichiara Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria del Partito Democratico.

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