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La destra, le armi e la difesa della legalità
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L’incredibile vicenda che ha visto protagonista il deputato di Fratelli d’Italia Emanuele Pozzolo desta uno sconcerto profondo anzitutto per i fatti in sé: un membro del Parlamento si presenta a una festa di Capodanno con amici e colleghi di partito portandosi dietro una pistola e poi, dopo aver accidentalmente causato lo sparo e il ferimento di uno dei presenti, non collabora immediatamente con le forze dell’ordine, per consentire l’esatta ricostruzione dei fatti, e addirittura oppone l’immunità parlamentare alla richiesta di consegna degli abiti per l’esame da parte della polizia giudiziaria.

Se poi si va oltre il totale sbigottimento suscitato da un tale comportamento da parte di chi esercita funzioni pubbliche e, a norma di Costituzione, dovrebbe adempierle in ogni momento con «disciplina e onore», sorgono alcuni interrogativi più di fondo, legati alla mentalità e al contesto in cui un episodio del genere è maturato.

In primo luogo, non si può non chiedersi con quali modalità la Presidente Meloni, che esercita un controllo indiscusso su tutte le scelte del suo partito, abbia selezionato la classe parlamentare con la quale si è presentata di fronte al Paese per governare per una legislatura intera. Il comportamento assurdo di Pozzolo la notte di Capodanno si inserisce nel quadro di una personalità di cui i post sui social, che stanno emergendo in queste ore, restituiscono un quadro inquietante, a partire dalle esplicite nostalgie mussoliniane.

In secondo luogo, è stupefacente che il partito della Presidente Meloni, che per anni si è presentato come il paladino intransigente di un modello “legge e ordine”, non riesca a dire una parola chiara e netta sulla scelta di un suo deputato di utilizzare l’immunità parlamentare come un privilegio a tutela di sconsiderati comportamenti personali che nulla hanno a che vedere con l’esercizio delle funzioni istituzionali.

In terzo luogo, si ascoltano voci nell’area di Fratelli d’Italia, a partire da quella dell’esponente del partito che ha venduto la pistola a Pozzolo, che considerano del tutto normale che non solo i privati cittadini, ma perfino i parlamentari vadano in giro armati.

Questa mentalità trova riscontro nei rapporti sempre stretti che emergono anche in Italia fra i fautori della vendita libera delle armi e la destra. Eppure, nel nostro Paese questa stessa area politica tradizionalmente ha sempre manifestato a parole grande fiducia e vicinanza nei confronti delle forze dell’ordine.

Che coerenza c’è tra questi due atteggiamenti? L’imbarazzo di queste ore della Presidente del Consiglio, al di là dell’indifendibile condotta personale di Pozzolo, segnala probabilmente anche questa contraddizione di fondo. Si può presentarsi contemporaneamente, da un lato, come i fautori più intransigenti della legalità e i sostenitori più strenui delle forze di polizia e, dall’altro, come coloro che guardano di buon occhio la diffusione delle armi tra i privati cittadini come unica vera garanzia di sicurezza personale?

Il tentativo di derubricare il caso di Pozzolo a una vicenda personale, priva di ogni rilevanza politica, segnala anche la difficoltà della Meloni di trasmettere un messaggio chiaro circa l’identità della nuova destra sulle contraddizioni che la vicenda di Capodanno porta alla luce. Dalla parte della legalità e dei suoi operatori oppure del diritto di un parlamentare di girare armato e di utilizzare l’immunità parlamentare per proteggersi dalle indagini? Dalla parte sempre e comunque delle forze dell’ordine e dello Stato oppure di un modello di società fondato su una sostanziale sfiducia nei confronti dei poteri pubblici e sul diritto di ogni cittadino a provvedere da solo alla propria sicurezza e a farsi giustizia da solo?

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