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Abruzzo, Fina: “Per la destra la sanità pubblica non è un valore”

La sanità pubblica e universalistica non è un valore per questa destra al governo”. Lo scrive Michele Fina, senatore e tesoriere del Partito democratico su X. “L’Abruzzo – scrive Fina – ormai è una storia di giorni parcheggiati al pronto soccorso, liste d’attesa lunghe anni, personale sanitario stremato, ricoveri in ospedali di altre regioni, ricorso al privato per chi se lo può permettere o tristissima rinuncia alle cure. Guardano alla privatizzazione della salute, ma noi lo impediremo!”.

A pochi giorni dal voto in Abruzzo, si rivela in tutta la sua evidenza il fallimento dell’amministrazione Marsilio. “Sulla sanità in Abruzzoscrivono su Repubblica Antonio Fraschilla e Michele Boccinegli ultimi cinque anni si è giocata una lotta fratricida tra Lega e Fratelli d’Italia. Una lotta di potere e di poltrone – per lottizzare ogni angolo di un settore che muove oltre due miliardi e mezzo di euro di spesa all’anno, tra pubblico e privato accreditato – che proprio ora, alla vigilia del voto, giunge alla resa dei conti finale”. Una resa dei conti che mette in fila dati impressionanti: dai viaggi per curarsi che hanno raggiunto la spesa di 51 milioni l’anno per la Regione ai dati delle infinite liste d’attesa, che gli specialisti eseguono in media per il 14% in meno, non riuscendo a raggiungere i livelli pre Covid. La soluzione per i medici in affanno, per i pazienti in fuga è sempre la stessa: il ricorso al privato. Ma se per la destra, che corre in soccorso di Marsilio –  a partire dalla presidente del Consiglio che arriva domani a Pescara, allarmata dai sondaggi non troppo rassicuranti – la sanità pubblica non è un valore, per il Partito democratico, per l’alleanza che si riunisce a sostegno di Luciano D’Amico, è un diritto fondamentale da difendere.

La risposta all’arroganza e all’inettitudine della destra al governo della Regione, è nelle mani di cittadine e cittadini abruzzesi. Domenica possono scegliere di mandare a casa Marsilio votando per Luciano D’Amico, per gli interessi e i diritti dell’Abruzzo.

 

 

A questo si aggiunge il taglio, previsto dal decreto 2 marzo 2024, di 250 milioni di euro agli ‘Interventi per le aree del terremoto del 2009 e del 2016′”, che ricadrà in maniera sostanziale sulle risorse destinate all’Abruzzo. Lo denunciano i senatori Michele Fina e Alessandro Alfieri, responsabile Pnrr e riforme nella segreteria nazionale Pd, che hanno rivolto un’interrogazione al ministro Fitto e al ministro Giorgetti per sapere, in particolare, a quanto ammonterebbero i tagli per l’Abruzzo.

“Gli effetti finanziari netti del Pnrr modificato – spiegano i due senatori del Pd nel documento – conseguenti a nuovi interventi e a definanziamenti di interventi già programmati, prevedono maggiori impieghi per circa 22,74 miliardi di euro e risorse disponibili per soli 13,32 miliardi di euro, con un onere complessivo su fabbisogno e indebitamento netto pari a 9,42 miliardi di euro. Per far fronte a questi maggiori oneri, il governo ha previsto con il decreto 19 un consistente contributo a carico del Piano nazionale per gli investimenti complementari, con un inopportuno taglio dell’autorizzazione di spesa relativa al programma ‘Interventi per le aree del terremoto del 2009 e del 2016’ per 250 milioni di euro, di cui 150 milioni per il 2024 e 100 milioni per il 2025. La Regione Abruzzo, colpita dal sisma sia nel 2009 che nel 2016, si vedrà pertanto sottrarre, senza adeguate motivazioni rispetto agli obiettivi del Pnrr e del Pnc, importanti risorse già programmate per gli interventi nelle aree terremotate a danno dei cittadini ed imprese del proprio territorio”. “Per questo – sottolineano i due senatori del Pd – chiediamo ai ministri di chiarire urgentemente le motivazioni del taglio al programma di interventi per le aree colpite dai terremoti, a quanto ammonti la riduzione delle risorse per la Regione Abruzzo e quali siano nel dettaglio gli interventi che non potranno più essere realizzati. Chiediamo inoltre al governo di attivarsi per rimuovere tale inopportuna riduzione di risorse”, concludono

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