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Aborto, al G7 va in scena una vergogna nazionale. Meloni si scusi

Il diritto sparito alla vigilia del G7

Ad anticipare l’apertura del G7 di Puglia, esplode il caso sulla sparizione, dalla bozza del documento finale, dell’importanza di garantire il diritto a “un accesso effettivo e sicuro all’aborto“, inserito nel documento finale del G7 di Hiroshima del 2023. Intenzione di Francia e Canada, in questo summit, era chiederne il rafforzamento, con la Francia che, lo ricordiamo, è il primo Paese ad aver inserito il diritto all’aborto in Costituzione, lo scorso marzo. Ma il punto è sparito dalla bozza, e la presunta decisione del governo Meloni di cancellarlo ha prodotto una inevitabile tensione internazionale, e l’indignazione della Francia e dell’Unione europea. Il governo italiano nega di aver messo mano alla bozza, e nella serata di ieri fonti della presidenza italiana hanno precisato che le trattative sono ancora in corso, e che “tutto quello che entrerà nel documento conclusivo sarà un punto di caduta finale frutto dei negoziati”. Certo è che l’aria che si respira non è certo serena, e la contrapposizione fra una presidente del Consiglio che apre i consultori alle associazioni antiabortiste e chi inserisce in Costituzione il diritto all’aborto è difficilmente eludibile.

Schlein: Meloni si scusi, vergogna nazionale

“L’Italia dovrebbe svolgere un ruolo di primo piano in un consesso internazionale come il G7, il governo dovrebbe promuovere l’immagine del Paese restituendo a livello internazionale l’autorevolezza e il profilo che ha sempre avuto”, nota la segretaria dem Elly Schlein. “E invece – continua – il Governo Meloni si presenta davanti agli altri capi di Stato e di governo mettendo in discussione un diritto fondamentale delle donne come quello di scegliere sul proprio corpo. Non ce ne facciamo nulla di una premier donna che non difende i diritti di tutte le altre donne di questo Paese. Una vergogna nazionale, chiedano scusa al Paese“. Lo afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein.

Mori: diritti civili nel mirino, Meloni faccia chiarezza

La richiesta di chiarimento delle opposizioni arriva netta e sùbita. La Portavoce nazionale delle Donne democratiche Roberta Mori, denuncia “il torbido rimescolamento delle carte” riportato dalle cronache. Secondo Mori, la “presunta posizione del governo Meloni”, è prova plastica “della doppiezza di un metodo. Rassicurazioni pubbliche e manovre private”. “Tra smentite, conferme e retroscena, ciò che appare chiaro è il mettere continuamente nel mirino i diritti civili, l’autodeterminazione femminile e in questo caso la salute delle donne”, scrive Mori in una nota, chiedendo che la presidente del Consiglio faccia chiarezza, e sgombri il campo da manovre dettate “da una strisciante ideologia che pervade ogni decisione“.

Senatrici Pd: Meloni chiarisca la posizione dell’Italia, grave il no all’aborto

“Apprendiamo che la bozza finale delle conclusioni del G7 non include la parola aborto, ma fa solo riferimento in generale alla salute delle donne, anche riproduttiva”, rilanciano le senatrici dem. “La questione per noi è: quale è stata la posizione portata e sostenuta dal governo italiano sull’aborto? Meloni lo chiarisca subito e con parole nette, perché è gravissimo e inaccettabile che la prima premier donna della storia repubblicana non abbia sostenuto un impegno sul diritto all’aborto sicuro ed effettivo, in un contesto internazionale tanto autorevole e influente.  Oppure dobbiamo pensare, e la cosa sarebbe forse ancora più grave che, di fronte alla sua reticenza e al suo imbarazzo, per lei fanno fede le parole del ministro Lollobrigida?”, concludono.

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