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Il decreto “anti liste d’attesa” è un bicchiere tutto vuoto. Si voti subito la legge Schlein

Approvato in Consiglio dei Ministri il decreto legge “anti liste d’attesa”, a pochi giorni – un’incollatura – dalle elezioni europee, e molto ridimensionato rispetto ai roboanti annunci della propaganda di governo. Per Marina Sereni, la responsabile Salute e sanità nella segreteria Pd, “C’è una sola buona notizia in questa storia: l’insistenza e la determinazione con cui il Partito Democratico ha portato al centro dell’agenda politica la situazione della sanità e le difficoltà di tante persone nell’ottenere risposte dal SSN”, che “hanno costretto il governo Meloni a prendere un provvedimento partendo dalle liste d’attesa”. Le principali misure contenute nel decreto pre-elettorale prevedono l’istituzione di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni dipsonibili del pubblico o del privato convenzionato, il monitoraggio sulle liste d’attesa affidato all’Agenas, l’Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali, un ispettorato generale di controllo presso il Ministero per  verificare il rispetto delle norme, e la possibilità di svolgere visite ed esami il sabato e la domenica.

L’ennesima grande riforma è un decreto piccolo piccolo, senza soldi e tempi certi

“Siamo contenti che il governo si appresti a copiare alcune nostre proposte, – sottolinea Sereni – come l’istituzione di Cup unici regionali o infraregionali, che gestiscano cioè unitariamente le agende dei servizi pubblici e del privato convenzionato. Le buone notizie finiscono qui. Il bicchiere infatti non è nemmeno “mezzo pieno”, bensì completamente vuoto”, “siamo di fronte ad un’autentica presa in giro”, stigmatizza l’esponente dem.

Come è noto, il governo non ha soldi, e la grande riforma annunciata da Meloni è diventata un decreto piccolo piccolo, e in un disegno di legge che comincerà il suo percorso dopo le europee. Il ministro Schillaci, ospite di Porta a Porta, ha rivendicato l’immediata operatività di alcune misure: “l’aumento del tetto di spesa del personale sanitario passerà dal 10 al 15%”, mentre altre, come l’abolizione del tetto di spesa – quello introdotto dal governo Berlusconi, di cui Meloni era ministro, nel 2009 – “Spero con l’inizio dell’anno nuovo”. Bontà loro.

Il provvedimento che Schillaci è andato a promuovere nel salotto televisivo di Vespa, non è stato però concordato con le Regioni, convocate in tutta fretta ieri, in un incontro molto lontano dall’essere soddisfacente. Sereni spiega “che, anziché andare alla radice del problema delle liste d’attesa”, il decreto “prosegue con scelte fallimentari, come aumentare l’acquisto di prestazioni dal privato convenzionato, senza prefigurare la svolta necessaria su risorse e assunzioni nella sanità pubblica. Infatti, tutte le altre misure di sostanza – tra cui il tante volte promesso superamento del tetto di spesa per il personale – andrebbero a finire in un disegno di legge con tempi e coperture finanziarie del tutto indefiniti“, sottolinea Sereni.

Promettere ambulatori aperti nel week end è uno spot elettorale: si approvi la legge Schlein

“Il governo ha avuto più di un anno e mezzo per analizzare lo stato di criticità del SSN e per ascoltare la voce di medici, infermieri, tecnici, amministratori locali e regionali e capire che i nodi da sciogliere sono quelli dei fondi e del personale. Promettere ambulatori aperti nel fine settimana senza metterci soldi e professionisti non è una cosa seria, è uno spot elettorale, un insulto per i lavoratori e le lavoratrici della sanità che non ce la fanno più, un gioco cinico sulla pelle delle persone che hanno bisogno di cure e non sono abbastanza ricchi da rivolgersi al privato. Meloni ci ripensi! Approvare con noi la Legge Schlein per dare le risorse e il personale, indispensabili alla sanità pubblica, è l’unica via per andare incontro davvero ai bisogni e ai problemi dei cittadini“, conclude la responsabile Salute del Pd.

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