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Due milioni di italiani rinunciano a curarsi. La nostra mobilitazione non si ferma

La Fondazione Gimbe lancia un nuovo allarme: salute a rischio per due milioni di famiglie, mentre sale a 37 miliardi la spesa sanitaria sostenuta dalle famiglie nel 2022. È stato presentato oggi l’ultimo rapporto che la fondazione presieduta da Nino Cartabellotta ha elaborato su dati Istat. Cartabellotta invoca “urgenti politiche di contrasto alla povertà, non solo per garantire un tenore di vita dignitoso a tutte le persone, ma anche perché le diseguaglianze sociali nell’accesso alle cure e l’impossibilità di far fronte ai bisogni di salute con risorse proprie rischiano di compromettere la salute e la vita dei più poveri, in particolare nel Mezzogiorno. Dove l’impatto sanitario, economico e sociale senza precedenti rischia di peggiorare ulteriormente con l’autonomia differenziata”.

“L’analisi della Fondazione Gimbe basata su dati ISTAT conferma un trend molto preoccupante”, commenta Marina Sereni, responsabile Salute nella segreteria nazionale del Pd. “La spesa privata dei cittadini per le cure aumenta, continua Sereni, crescono le famiglie che devono rinunciare alle cure per indisponibilità finanziaria, aumentano le differenze territoriali e sociali sulla salute. Oltre 2,1 milioni di famiglie sono indigenti e non possono ricorrere alle prestazioni del mercato privato. Questa condizione è più spiccata nelle regioni del Mezzogiorno, a conferma del disastro che si produrrebbe se si approvasse la legge Calderoli sull’autonomia differenziata. Questi dati sono ancora più inquietanti se li leggiamo alla luce della notizia secondo cui il Governo si appresta a presentare il prossimo DEF senza il quadro programmatico, senza cioè dire agli italiani dove prenderanno i soldi per dare seguito a scelte “pesanti” come il taglio del cuneo fiscale o l’accorpamento delle aliquote Irpef. C’è il serio pericolo di una manovra correttiva e il timore che si nuovo si ricorra a tagli sulla spesa sanitaria, come già accaduto nelle ultime due Leggi di Bilancio, è più che fondato. La nostra mobilitazione, a fianco di operatori, cittadini e ammistratori locali, non si ferma”.

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