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Misiani: “La montagna delle promesse partorirà il topolino. Flat tax e stop Irap solo sulla carta”

“La montagna” delle promesse “della riforma fiscale è destinata a partorire un topolino” e la flat tax e la cancellazione Irap resteranno “sulla carta” perché le risorse sono poche e l’economia rallenta. Il condono voluto da Salvini? “E’ divisivo ed ha seri problemi di coperture”.

Così all’Adnkronos il senatore Pd Antonio Misiani, già viceministro dell’Economia nel governo Conte bis. E sullo stop al contenzioso se il contribuente vince in primo grado proposto da FdI taglia corto: “non ci sono ragioni” per farlo.

Sulla portata della delega fiscale pesa il nodo risorse. “La coperta è molto stretta: l’economia italiana sta rallentando e l’anno prossimo tornano le regole di bilancio europee”, osserva Misiani.

“Il governo – prosegue – sarà costretto a scegliere con attenzione le priorità e le ambizioni della riforma fiscale di Leo e Giorgetti dovranno fare i conti con vincoli di bilancio molto stringenti e altre promesse molto costose come la proroga del taglio del cuneo fiscale”.

Per il senatore dem quindi “gran parte delle ipotesi di taglio delle tasse rimarranno perciò sulla carta, a partire dalla flat tax per tutti e dall’abolizione dell’Irap. Avranno forse miglior fortuna le riforme di carattere procedurale a costo zero ma nel complesso la montagna è destinata a partorire un topolino”.

Quanto alla proposta di maxi condono del vice premier Matteo Salvini, osserva: “il saldo e stralcio fino a 30 mila euro vagheggiato dal leader leghista non sta in piedi: è politicamente molto divisivo e ha problemi seri di copertura finanziaria”.

“Per la destra – osserva Misiani – i condoni sono come le ciliegie: uno tira l’altro. Con la legge di bilancio e altri provvedimenti ne hanno già fatti dodici, denominati in vario modo. Farebbero bene a fermarsi”. Le sanatorie, prosegue ancora l’esponente dem, “sono una scelta pessima sotto tutti i punti di vista: diseducative nei confronti di chi evade, offensive verso chi le tasse le paga fino all’ultimo euro, ma anche fallimentari dal punto di vista dei conti pubblici, come ha evidenziato anche recentemente la Corte dei conti”.

“Le tre rottamazioni e il saldo e stralcio introdotti fra 2016 e 2018 – rileva – hanno prodotto 4,1 milioni di domande e avrebbero dovuto portare nelle casse dello Stato 53,8 miliardi di euro. Ma, di questi, 33,6 miliardi non si sono visti mai. In pratica, l’incasso effettivo si è fermato appena sopra il 37,5 per cento“.

La verità, osserva, “è che la proposta di Salvini è il primo atto di una campagna elettorale per le europee che rischia di essere giocata sulla pelle dei contribuenti”.
Misiani dice la sua anche sulla proposta di Fratelli d’Italia di fermare il contenzioso in primo grado se vince il contribuente. “Mi pare che sia un tentativo piuttosto goffo di scimmiottare l’analoga riforma penale in un ambito molto diverso”, rileva.

“Nei gradi di merito la giustizia tributaria è molto veloce. Oggi le sentenze tributarie sono ‘esecutive’ anche a favore del contribuente (sino a qualche anno fa lo erano solo se a favore dell’amministrazione fiscale): se io contribuente vinco in primo grado l’atto di accertamento è annullato e io non devo nulla al fisco per riscossione provvisoria in pendenza di giudizio sino all’eventuale esito negativo dell’appello”, spiega Misiani.

“Se la lite riguarda una domanda di rimborso l’Agenzia delle entrate deve rimborsarmi subito anche se propone ricorso in appello. Il processo tributario – sottolinea – non è assimilabile al penale perché è un processo di annullamento di un atto (quello di accertamento). Una volta che questo è annullato in primo grado, è come se non esistesse più sino all’eventuale ribaltamento in appello. Non ci sono ragioni, insomma, per un impedimento dell’appello da parte dell’Agenzia”.

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