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Taddei difende il Jobs Act: «Impensabile tornare indietro»

Filippo Taddei,responsabile economico del Pd etra i padri del Jobs Act difende la ‘creatura’, avanzando dubbi sulla legittimità del quesito referendario.

 

Il referendum mina il pilastro portante del Jobs act, l’abolizione dell’art. 18. Cadrebbe il senso di una riforma bandiera del governo Renzi.

 

«In parte sì. Il senso del Jobs act è tutelare sul serio i lavoratori e superare la precarietà come porta di ingresso nel mercato. Con le carriere lavorative più discontinue potevamo pensare di proteggerli utilizzando le tutele del passato, pensate per un lavoro per la vita come l’art. 18? L’idea generale della riforma è spostare la tutela dal `posto` alle fasi più difficili della vita lavorativa, l’ingresso e la ricerca del lavoro da disoccupati. Spesso si sentono commenti fantasiosi sull’effetto dell’abolizione dell’art. 18: confrontando 2016 e 2014 si guarda all’aumento dei licenziamenti individuali, senza osservare che le dimissioni sono calate dì più».

 

Sarebbe più di un ritorno al passato visto che l’art. 18 verrebbe esteso alle aziende sopra i 5 dipendenti.

 

«Il referendum avrebbe due effetti. Il primo è l’incertezza sulle imprese da 5 a 15 dipendenti, che mai hanno avuto l`art. 18. Cosa devono pensare oggi quando decidono se assumere o meno? In secondo luogo, come può un referendum abrogativo introdurre l`art. 18 partendo dalle imprese con 5 addetti per cui non è mai esistito?Sinceramente, nel rispetto della Costituzione, non mi sembra un’operazione molto seria».

 

Cosa resterebbe del Jobs act?

 

«Se anche passasse quel referendum, rimarrebbero le tutele aumentate per il lavoratore: dallo sfoltimento delle forme contrattuali precarie, all’estensione della durata e della platea per l’assegno di disoccupazione fino all’assegno di ricollocazione».

 

Il Pd non pare intenzionato, stavolta, a metterci troppo la faccia in un’eventuale campagna per il Sì…

 

«Sa, io sono il Pd che l’ha scritto il Jobs act. Ci ho messo molto più della faccia visto che ho perso la libertà di girare da solo da oltre 2 anni. Questa riforma non è un mio patrimonio personale ma un contributo definitorio dell’identità del Pd come forza riformista. Ne sono certo».

 

Per i voucher si potrebbe intervenire con correttivi, il quesito sull’art. 18 è disinnescabile?

 

«Sui voucher siamo già intervenuti introducendo un controllo su tempi e luoghi di utilizzo. Per l`art. 18 non credo ci sia da fare altro che riconoscere la differenza
tra due visioni antitetiche del mercato del lavoro».

 

Con la riduzione degli sgravi sono calati anche i contratti stabili. Il 2017 sarà peggio?

 

«Preoccuparsi del futuro è giusto, ma con un occhio alla realtà. Quest’anno, con la decontribuzione ridotta, i contratti a tempo indeterminato crescono di meno, non calano. Nel terzo trimestre 2016 il numero di posti fissi è il più alto dal 2009. Lo dice l`Istat, non il Governo o il Pd».

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