Con l’ultimo decreto PNRR si compie l’ultimo strappo del Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara nei confronti della scuola italiana. Infatti, a meno di una settimana dallo svolgimento delle prove per le classe terminali delle superiori di II grado, è stato comunicato che gli esiti delle prove INVALSI saranno inseriti nel curriculum dello studente. Una forzatura che lascia intravedere quale sia la reale politica scolastica.
Manzi: “L’ennesima scorciatoia sbagliata di Valditara”
“Il ministro Valditara se ne inventa un’altra delle sue e decide – con un decreto legge, nello specifico quello dedicato al Pnrr – che i risultati delle prove Invalsi dovranno essere inseriti nel curriculum degli studenti e delle studentesse. L’obiettivo dichiarato è quello di contrastare la discrepanza tra i voti di maturità e risultati delle prove nazionali, soprattutto al Sud. Un obiettivo però che viene raggiunto non eliminando le disparità strutturali che determinano la diversità di opportunità educativa ma che, come sempre, preferisce ricorrere ad una decisione/scorciatoia sottratta al dibattito parlamentare e al confronto con la comunità scientifica e pedagogica. Una decisione non condividiamo perché snatura i test Invalsi”. Lo dice Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.
“Il ministro fa finta di non sapere che le prove Invalsi vengono somministrate e analizzate con lo scopo di fornire indicazioni di sistema sui punti di forza e di debolezza del sistema educativo. Sono dati che rappresentano uno strumento di lavoro utile per sostenere le scuole nell’orientare la progettazione d’istituto, per consentire a dirigenti scolastici ed insegnanti di individuare situazioni di difficoltà o di eccellenza e di progettare attività per migliorare la propria offerta formativa. Una misura che nasce quindi con un fine generale ben preciso. E che non può sovrapporsi all’operazione complessa che si lega alla valutazione individuale dello studente che deve essere affidata al corpo docente e alla comunità educante. Si tratta dell’ennesima forzatura che non ha nessun fondamento didattico, scientifico e pedagogico”, ribadisce.
“Dopo il colpo di mano che mira allo smantellamento del sistema di valutazione della primaria, si decide di stravolgere il senso delle prove Invalsi. Le due proposte hanno in comune la fretta e la mancanza di qualsiasi criterio scientifico, pedagogico o educativo e non è un caso che, proprio dalla comunità scientifica, impegnata quotidianamente nella scuola, vengano le maggiori critiche e l’invito a fermarsi”.
“Credo che il Ministro dovrebbe ascoltare le obiezioni che giungono dal mondo della scuola e accademico e aprire una riflessione: le disparità si contrastano con investimenti strutturali e non con strumenti nati per altri obiettivi che sembrano- al momento- rispondere solo all’esigenza di un ennesimo slogan da veicolare all’opinione pubblica”, conclude Manzi.