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Soluzioni inutili e domande sbagliate: perché la missione di Meloni in Egitto è un fallimento

Sette miliardi e 400 milioni di euro. E’ il ‘piatto’ che l’Europa mette sul tavolo dell’Egitto, con un piano di aiuti da qui al 2027. A siglare l’intesa arrivano al Cairo, alla ‘corte’ del presidente Abdel Fattah al-Sisi, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, la premier Giorgia Meloni, il presidente di turno del Consiglio Ue e primo ministro belga Alexander De Croo, il premier greco Kyriakos Mitsotakis, il Cancelliere austriaco Karl Nehammer e il presidente cipriota, Nikos Christodoulidīs.

Meloni si dice “orgogliosa” dell’accordo raggiunto, ma parecchie cose non tornano, sia sulle scelte in materia di politiche migratorie, sia sulla questione legata al processo per l’omicidio di Giulio Regeni, che l’Egitto continua ad ostacolare in ogni modo.

Duro il commento di Elly Schlein: “Dopo aver sbandierato lo slogan del ‘blocco navale’ durante la campagna elettorale Giorgia Meloni non è riuscita a pretendere solidarietà sull’accoglienza nemmeno dai suoi alleati nazionalisti come Orban, ma si è messa a promettere accordi ingiusti e fallimentari come quello con la Tunisia e l’Albania, e oggi è finita in Egitto a promettere risorse al regime di Al-Sisi per fermare le partenze, in un Paese che non è sicuro né per gli egiziani né per tutti gli altri, visto che il governo egiziano non ha alcun rispetto per i diritti umani”.

Continua la segretaria del Pd: “Giorgia Meloni ci lusinga quando dice che non la pensa come il Pd, perché noi non prendiamo in giro le persone e non faremmo accordi con i regimi come quello egiziano, che da anni sta coprendo gli assassini di Giulio Regeni“.

“Come al solito Meloni fa le domande sbagliate: da Al-Sisi dovrebbe pretendere i recapiti dei 4 agenti dei servizi egiziani imputati nel processo per le torture e l’omicidio di Regeni. A Ursula Von der Leyen dovrebbe chiedere una missione europea di ricerca e soccorso in mare per salvare le vite nel Mediterraneo. Ai suoi alleati nazionalisti dovrebbe dire una cosa semplice: chi arriva in Italia arriva in Europa, quindi non può essere bloccato nel primo paese di arrivo. L’Unione europea è nata per abbattere muri non per costruirne altri. Il rispetto dei diritti umani non può essere svenduto per le ossessioni securitarie dei governi”.

Secondo Graziano Delrio, presidente della Commissione parlamentare su Schengen e immigrazione, “i decreti del governo sull’immigrazione sono fallimentari, come fallimentare è l’idea di risolvere i problemi con accordi bilaterali. Si tratta del sintomo di una strategia difensiva dell’Europa, dominata dalla paura dell’assedio. Non porterà a nulla, e ci troveremo ad avere dato la chiave dei flussi a dei regimi, che la useranno per scopi interni o economici”.

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