Premesso che “abbiamo dovuto faticare non poco per costringere la ministra a venire in Parlamento, non siamo contenti anche perché l’informativa in Senato prevede il suo intervento, un intervento per gruppo, nessun contraddittorio e nessun voto. Peraltro la maggioranza ha negato la possibilità di discuterne anche alla Camera”.
Lo dice, in un’intervista al Corriere della Sera, Debora Serracchiani, deputata del PD.
“Da quanto ci consta saremmo di fronte a un certo modo, si direbbe disinvolto, di gestire delle imprese – aggiunge – ad ambigui rapporti con fondi stranieri, a testimonianze di dipendenti lasciati senza stipendio e Tfr, a fornitori non saldati, a un debito verso lo Stato e a chiarimenti necessari sull’uso dei fondi Covid destinati agli ammortizzatori sociali. Inchieste della Procura in corso”.
Difficile “che di fronte a tutto questo, basti un compitino ed incredibile che ancora nulla sia stato chiarito – spiega -. Noi le abbiamo chiesto di venire in Parlamento, di fare chiarezza e fornire tutte le necessarie informazioni. È suo dovere e anche suo diritto. È ministra della Repubblica e deve servire il Paese con disciplina e onore come previsto dalla nostra Costituzione. Pare evidente però che in un Paese normale, i ministri si dimettano per molto meno”.
Il PD ha dimostrato “con l’accordo sul salario minimo che la nostra intenzione è lavorare con le altre opposizioni in merito a tutti i passaggi delicati della legislatura e quello di domani è uno di questi”. Rispetto alla possibilità di presentare una mozione di sfiducia, “lo decideremo insieme agli altri gruppi – dice Serracchiani -. Siamo anche curiosi di capire cosa farà la maggioranza e soprattutto cosa farà la premier. Ci sembra che nessuno stia difendendo a spada tratta la ministra”.