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Salario minimo, PD: “Il silenzio della Meloni è un insulto agli italiani”

“Quanto durerà ancora il silenzio di Meloni? Da settimane é in ostaggio delle inchieste, degli scandali e dei vergognosi sproloqui della sua stessa maggioranza e non abbiamo sentito da lei una sola parola sulle emergenze economiche e sociali del Paese. Non una parola é arrivata sulla proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo e questo silenzio non punisce l’opposizione ma mortifica tre milioni di lavoratrici e lavoratori poveri. Non una parola e non un fatto sono arrivati sul caro mutui che merita risposte, sull’emergenza abitativa che il governo ha inasprito tagliando il fondo affitto. Non una parola é arrivata sulla sicurezza sul lavoro, nonostante il tragico stillicidio di vittime. Non una sola proposta su come contrastare l’inflazione galoppante che sta impoverendo il Paese.
Cos’altro deve accadere perché, infine batta un colpo?” Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein.

 

“Sbaglia la Presidente Meloni quando dice ‘non ci vuole il salario minimo, ma la riduzione del cuneo fiscale’. Sbaglia, perché i due interventi sono entrambi necessari. Per motivi diversi. La nostra proposta sul salario minimo comporta l’applicazione a tutti i lavoratori delle retribuzioni complessive previste dai contratti collettivi firmati dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei sindacati comparativamente più rappresentativi. Indica inoltre una soglia minima, sotto cui non si può mai andare, pari a 9 euro (senza considerare tredicesima, tfr, scatti di anzianità ecc.). Aiuta quindi a combattere tutti i modi messi in campo per pagare poco i lavoratori: contratti pirata, appalti a false imprese e false cooperative, caporalato nelle fabbriche e nei campi”. Così in una nota Maria Cecilia Guerra, responsabile nazionale Lavoro del Partito Democratico. “Ma noi ci battiamo anche per un sistema fiscale equo che non tassi i redditi da lavoro e quelli da pensione molto di più di tutti gli altri redditi lasciandoli soli soletti a sopportare la progressività dell’imposta. Il contrario di quello che prevede la delega fiscale del governo Meloni – sottolinea la deputata dem – che la maggioranza vuole approvare in tutta fretta. Non ci accontenteremo di piccoli sconti di imposta, vogliamo che sia realizzato il principio che a pari reddito deve corrispondere pari imposta”.

 

Le fa eco Antonio Misiani, responsabile nazione Economia e Infrastrutture, che in un tweet scrive: “”Secondo un sondaggio SKY il 75% degli elettori condivide l’introduzione di un salario minimo per legge. I favorevoli prevalgono anche in FDI (71%). Eppure la Meloni non dice nulla e la maggioranza vuole rinviare la discussione in Parlamento. In Italia ci sono 3 milioni di lavoratori poveri. Quanto dovranno aspettare?”

 

“Tre milioni di persone lavorano ma non riescono ad avere uno stipendio che vada oltre la soglia di povertà. Lavorano e sono poveri. Mentre l’inflazione aumenta e le rate dei mutui diventano insostenibili. Il salario minimo sarebbe una parziale ma doverosa risposta a persone che lavorano a 2-3-4 euro l’ora. Si aiuterebbero milioni di persone e si stabilirebbe un principio sacrosanto: sotto una certa soglia, non si può andare. Perché sotto una certa soglia si lede la dignità delle persone: non è lavoro è schiavitù”, lo scrive su Twitter Marco Furfaro, responsabile iniziative politiche, Contrasto alle diseguaglianze, Welfare, e continua: “Una cosa semplice. Ma a Giorgia Meloni non frega niente. Perché “gli italiani da difendere” era uno slogan buono per la campagna elettorale, ma poi al governo ha aumentato la precarietà, esteso i voucher, premiato gli evasori e difeso gli amici potenti dagli scandali. Il silenzio-dissenso della premier sul salario minimo è un insulto agli italiani.”
“Mutui alle stelle, salari da fame e speculazioni sui prezzi. Le opposizioni chiedono un salario minimo che migliori i contratti e gli effetti del taglio cuneo. Gli italiani lo vogliono. Ma Meloni tace. Un silenzio per fuggire agli scandali dei suoi. Ma fugge dai problemi dell’Italia”, così su Twitter Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri, Europa, Cooperazione internazionale in segreteria nazionale del Pd.
“Secondo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, l’approvazione del salario minimo esclude il taglio del cuneo fiscale. Non è così, perché con il salario minimo si vanno a tutelare finalmente i cittadini più esposti allo sfruttamento lavorativo, i più vulnerabili”, lo afferma in una nota Marwa Mahmoud responsabile Partecipazione e Formazione politica, e aggiunge: “Si tratta di una misura di tutela soprattutto per la generazione Z, che sta entrando sempre più nel mondo del lavoro e che entro il 2025 rappresenterà oltre un quarto della forza lavorativa in Italia. Parliamo degli stessi giovani che ormai lasciano l’Italia, diretti verso altri Paesi europei con retribuzioni più dignitose di quelle italiane. La spendibilità del proprio titolo di studio e le condizioni di lavoro eque sono, infatti, le maggiori cause di emigrazione italiana, cresciuta vertiginosamente dal 2006, con un tasso dell’87%”.
“Salario minimo, taglio stabile del cuneo fiscale, aumento del Fondo Sanitario Nazionale, politiche industriali per la digitalizzazione e la conversione ecologica, piano nazionale per la casa: mentre il Pd e le opposizioni propongono risposte concrete per affrontare i problemi che affliggono i lavoratori, le famiglie, le imprese la Presidente Meloni tace. Forse è troppo preoccupata dai pasticci giudiziari e dalle figuracce di alcuni suoi fedelissimi. Ma ormai il silenzio della Premier è diventato, oltre che incomprensibile, assordante”. Così in una nota Marina Sereni, responsabile Sanità nella segreteria del Partito democratico.
“La Pdl depositata da noi e dalle altre opposizioni è una riforma organica. Dove c’è la contrattazione collettiva e un contratto sottoscritto dalle confederazioni maggiormente rappresentative, quel contratto deve essere applicato a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici del settore. C’è inoltre un buon 20% di lavoratori italiani che non ha neppure il contratto collettivo e che è giusto abbia almeno il salario minimo.
La proposta si rivolge però anche ai lavoratori autonomi, alle partite Iva, ai più giovani spesso ormai i nuovi poveri, che hanno poche tutele. Vogliamo estendere anche a loro il salario minimo.
Tutto ciò porterà a un innalzamento del salario dei lavoratori e ad un rafforzamento della contrattazione collettiva in applicazione piena della Costituzione. Del resto stiamo proponendo semplicemente quello che avviene già in altri paesi, come la Germania e ad altri Stati a cui facciamo spesso riferimento. Tutti hanno il salario minimo, tranne l’Italia e pochissimi altri. Il Governo ascolti la nostra proposta, eviti di perdere tempo rinviando la discussione e dia una volta per tutte risposte concrete a oltre tre milioni di lavoratori che non possono più aspettare”, lo ha dichiarato Debora Serracchiani, responsabile Giustizia PD.

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