“So solo che siamo in una fase di pre-costituzione dell’alibi: mettere le mani avanti, scaricando responsabilità sull’esecutivo precedente. La verità mi sembra un’altra. Il governo ha perso mesi dietro a misure spot e regressive, dai voucher alla soglia del contante, e interventi di puro propagandismo, dal decreto rave alla caccia alle Ong”.
Parla così a la Repubblica Andrea Orlando, ex ministro del Lavoro e deputato Pd, intervenendo sul Pnrr.
Secondo Orlando, “la macchina pubblica, già non abituata a spendere, ha rallentato avvertendo un governo distratto e comunque poco convinto sugli obiettivi del Pnrr. L’idea che le cose arrivassero da sole li ha portati fuori strada”.
A parere dell’ex ministro, il governo avrebbe fatto meglio “ad agire di cacciavite e manutenzione quotidiana, anziché dedicarsi a richiami roboanti all’unità nazionale”.
“Il Pnrr rischia di saltare – riflette – non solo per l’incapacità di questo governo di stare col fiato sul collo della Pubblica amministrazione, ma per la sua strategia reazionaria e l’istintiva contrarietà alle trasformazioni, che finisce per svalutare il lavoro – precisa Orlando -, senza indicare alternative utili al Paese”.
Le crepe nella maggioranza e l’idea di rinunciare a parte dei fondi Ue? “Non mi meraviglia. Le Regioni sono in forte difficoltà , in ritardo sugli obiettivi. E tre quarti sono governate dal centrodestra. Ma sarebbe una cosa gravissima – ribadisce l’esponente dem -. Il fallimento del Pnrr segnerebbe il fallimento di importanti obiettivi di modernizzazione del Paese a partire dalle transizioni gemelle, ecologica e digitale. Unito all’aumento dei tassi di interesse, di cui nessuno al governo parla, si tradurrebbe in un potente freno dell’economia”.