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Orlando: “Se cade Elly cadiamo tutti. Sì al dialogo con i pacifisti”

“Le primarie hanno assegnato alla segretaria un compito difficile che non si esaurisce in tre mesi. Ricostruire un partito su basi nuove è un lavoro che richiede una fatica particolare e pretendere che le contraddizioni accumulate nel PD in 15 anni si risolvano in tre mesi è assurdo. Ora si tratta di dare tutti una mano per individuare i passaggi necessari. Tenendo conto di una cosa. Che se fallisse questa aspettativa di cambiamento, sarebbe un problema anche per chi non ha appoggiato Schlein”. Così Andrea Orlando del PD alla Stampa.
 
“E comunque le amministrative non sono andate bene neanche per le altre opposizioni. Avevamo bisogno di una scossa e in queste settimane chi è arrivato con le primarie sta prendendo confidenza con amministratori locali e militanti. Abbiamo bisogno di chi è venuto a votare alle primarie pur criticando il PD – spiega Orlando – come loro hanno bisogno di quelli che questo partito l’hanno tenuto in piedi e difeso in questi anni”. Quanto alla scelta della Schlein di non convocare summit tra big Orlando risponde che “fa bene, sono stati spesso un alibi per coprire scelte già decise da leader che cercavano solo ratifiche preventive. La strada deve essere quella di un dibattito aperto, strategico e trasparente sui nodi aperti del PD. Finora da Schlein c`è stata una giusta riproposizione di temi, con atti simbolici, come partecipare alle manifestazioni e una ripresa di dialogo con le parti sociali. Ora bisogna trasformare questa agenda in un`azione politica nel Paese”.
 
“Se qualcuno ha pensato che nominando Ciani vicecapogruppo, lui si sarebbe trasformato in Stoltenberg, sbagliava. Le sue posizioni erano note e nessuno ha sollevato la questione – ricorda Orlando – nella discussione molto franca sull’ufficio di presidenza. E rimuoverle non sarebbe conveniente per il PD, un partito dove ci sono posizioni diverse e una tradizione pacifista. Quindi, non solo non deve scandalizzare quella tesi, ma ci dovrebbe essere interesse ad avere interlocuzioni con chi nutre dubbi presenti anche nel nostro popolo: basta andare in un circolo. E fatto salvo che la linea deve essere chiara, queste posizioni non possono essere gestite con scomuniche”.
 
Infine sul Pnrr: c’è “il rischio che salti il Piano, lo fanno pensare le dichiarazioni dei ministri che di per sé producono effetti di disorientamento sulle amministrazioni, una sua revisione che non si è ancora attuata e il termometro gettato via: ovvero la Corte dei Conti estromessa perché aveva segnalato ritardi. Restituendo l`immagine di un Paese che mentre comincia a spendere i soldi, cambia le regole dei controlli”.
 
“C’è ora il serio pericolo di indebolirsi nella trattativa europea per il nuovo patto di stabilità che peraltro già oggi non sta andando molto bene per l’Italia. Il Pnrr indica obiettivi che la destra non condivide e quindi vuole farlo saltare: è di ispirazione keynesiana, guarda alla transizione ecologica e alle disuguaglianze territoriali e sociali, pretende riforme che scardinano rendite corporative. Punta a un`evoluzione dell’economia italiana che la destra non condivide. Ragion per cui dobbiamo riunire tutte le forze sociali, politiche ed economiche interessate. Certo è che gli obbiettivi di crescita senza spendere il Pnrr non possono essere raggiunti”.

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