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Mercato libero, mercato tutelato e tutele graduali: come stanno (davvero) le cose per i consumatori
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Che l’esito delle aste per lo spacchettamento di alcuni milioni di clienti sul mercato tutelato “luce” abbia ottenuto che il “prezzo di commercializzazione e vendita” sia più basso del previsto è una buona notizia per quel 15% dei consumatori che, allo stato attuale, non sono ancora “usciti” dalla tutela. Lo è, innanzitutto, a patto che i consumatori attualmente in regime di tutela non si lascino attrarre dalle sirene degli operatori del libero e che ci restino fino alla fine.

Quello dei “– 73 €/POD/persona medi sul parametro gamma” (ed è subito latinorum di don Abbondio, che usava una lingua impossibile da capire per il suo interlocutore, in modo da non essere capito) è un risultato che, in ogni caso, essendo una media ponderata, potremo conoscere definitivamente quando ci sarà piena chiarezza sul numero effettivo di clienti che passeranno dalla tutela alle tutele graduali. E questo ammesso e non concesso di avere piena trasparenza sui numeri, cosa che si fa sempre più fatica a fare, in particolare con una politica del Governo impegnata a smontare progressivamente tutto il sistema di benchmark, regolazione e controllo dei mercati luce e gas.

Chi oggi grida alla vittoria del libero mercato fa, inoltre, un grave errore di fondo: i contratti a tutele graduali garantiti dalle aste, infatti, non hanno nulla a che vedere con i contratti disponibili sul libero mercato, e non avere chiara questa differenza, come induce a pensare chi grida al trionfo in queste ore, espone a enormi pericoli i consumatori.

Che siano 7 gli operatori che si sono aggiudicati i lotti (con un albo di più di 700), è invece nettamente una cattiva notizia, perché conferma che i venditori reali che si spartiscono la stragrande maggioranza del mercato sono sempre gli stessi e che lo spacchettamento non ha avuto alcuna funzione in questo senso.

Ci sono, inoltre, due notizie che dovrebbe far saltare tutti sulla sedia, ma che non sembrano “bucare” l’attenzione mediatica: la prima è relativa al “prezzo di commercializzazione e vendita” offerto dai venditori per rispondere alle aste, che dimostra finalmente in modo lampante quanto il vero prezzo efficiente del servizio “luce” sia molto più basso di quello offerto sul mercato libero e addirittura più basso del tutelato (che, come abbiamo avuto modo di dire più volte, non è affatto scevro da meccanismi speculativi).

La seconda notizia, che forse deve essere ancora digerita in un panorama molto complesso visto che se ne sono iniziati ad accorgere in pochi, è relativa alla comunicazione di ARERA che conferma quanto sostenuto da tanti e negato da molti operatori, ossia che era ed è ancora possibile rientrare nel regime della tutela, anche per chi aveva scelto il mercato libero. ARERA scrive infatti testualmente: “Si ricorda infine che i clienti domestici elettrici già passati al mercato libero hanno il diritto di rientrare nel servizio di maggior tutela fino a fine giugno 2024. Per farlo bisognerà rivolgersi all’esercente il servizio di maggior tutela del proprio Comune.”

Questo significa che chi nel libero mercato ha sperimentato la follia dei prezzi, potrà rientrare sotto l’ala del tutelato per alcuni mesi e poi confluire nel mercato a tutele graduali, con i prezzi auspicabilmente vantaggiosi garantiti dalle aste per tre anni, prima di essere costretto a destreggiarsi sul mercato libero.

Il tutto non impedirebbe di essere poi dati in pasto al mercato libero in un secondo momento, ma, almeno, consentirebbe alla politica di avere un po’ di tempo per riorganizzare il settore, in particolare in relazione alla trasparenza di contratti e bollette e alla concorrenza.

Il tutto ammesso e non concesso che il Governo rivolga lo sguardo dalla parte giusta, ossia da quella della tutela dei consumatori. Cosa che non appare assolutamente una priorità visto che ha passato gli ultimi mesi a incaponirsi nel distruggere quel che resta della tutela e della funzione di protezione che era stata inizialmente assegnata all’acquirente unico (e poi progressivamente demolita), lavorando esattamente nella direzione opposta di quanto sarebbe stato necessario fare. Non è ancora chiara, forse, l’entità della mannaia che sta cadendo sulle tasche dei consumatori sul libero mercato, o forse si, ma si continua a fare di tutto per tenerla nascosta e fingere di non vederla, almeno fino alle elezioni.

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