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La scuola targata Meloni: una patina di sovranismo e disciplina a coprire il nulla

Sarà perché nessuno ha capito bene di cosa si trattasse e cosa avrebbe dovuto insegnare. Sarà che non c’era un piano di studi definito, non ci sono stati open day ed è nato che le iscrizioni erano già aperte. Sarà che l’odore di propaganda si sentiva lontano un miglio ma il liceo del Made in Italy non ha fatto breccia nei cuori degli studenti. Solo 375 iscrizioni, lo 0,08% di quanti, quest’anno, hanno dovuto scegliere la scuola superiore.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e il ministro dell’Istruzione Valditarra sono comunque contenti. In fondo per un progetto così sconclusionato anche lo 0,08% è effettivamente un successo.

Non è dello stesso parere Irene Manzi, responsabile scuola nella segreteria del Pd: “La verità è che ci troviamo di fronte a una proposta bocciata da famiglie, docenti e dirigenti scolastici, una riforma fatta senza ascoltare il mondo della scuola secondo il consueto metodo praticato dall’attuale governo in materia di istruzione”.

Qual è questo metodo? Pubblicizzare il niente e proporlo come grande innovazione. E’ successo col liceo del Made in Italy, continua con l’annuncio dell’ennesimo cambio nel sistema di valutazione degli studenti e prosegue con la repressione degli studenti delle scuole.

Tutto fumo negli occhi per nascondere che la scuola non è la priorità di questo governo, se non come strumento di controllo e punizione. Nessun interesse nell’intervenire per innovare i piani di studio, aumentare la capacità formativa, far diventare la scuola un punto di riferimento per le famiglie e studenti. Come ha ricordato la responsabile dem Irene Manzi, “Valditara invece di millantare un successo che non esiste dovrebbe capire che le riforme vanno costruite con il mondo della scuola e non a prescindere da esso. C’è ancora tempo per correggere il tiro: invito il ministro a riconsiderare l’approccio ad una riforma pesantemente bocciata da chi vive ogni giorno il mondo della scuola “.

Perché, se la scuola del governo Meloni è tutta italianità e disciplina, niente è più lontano dal futuro.

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