Sanremo è finito ma ancora oggi resta al centro dell’attenzione quello che è successo nella serata finale del festival, ma soprattutto durante la trasmissione che conduce Mara Venier, Domenica In, che ha ospitato domenica pomeriggio i protagonisti della kermesse canora. Se nella serata conclusiva del festival non erano piaciuti alla maggioranza di governo gli appelli alla pace arrivati da Ghali e Dargen D’Amico, quanto successo domenica pomeriggio è un vero e proprio tentativo di censura. Di censura verso una richiesta di pace?
Siamo in un Paese meraviglioso. #DargenDAmico fa un’affermazione di assoluto buonsenso sull’immigrazione, una cosa semplice e ragionevole, una cosa presente in decine di dossier statistici e parte la censura dell’apparato ideologico di #Telemeloni .
— Pierfrancesco Majorino (@pfmajorino) February 12, 2024
La confusione fra azienda di Stato e azienda di governo si è subito palesata alla lettura della nota dell’Amministratore delegato della Rai, Sergio, da parte della conduttrice, per esprimere “la sua solidarietà sentita e convinta al popolo d’Israele”, rispondendo così a quello “Stop al genocidio” pronunciato da Ghali alla fine della sua esibizione di sabato sera. Ma non è solo una nota stonata, e inopportuna, visto il ruolo che l’AD ricopre. I componenti dem della Commissione vigilanza Rai, infatti, hanno commentato con una nota condivisa: “Ieri abbiamo assistito a una brutta pagina della Rai con l’ad che si è elevato a giudice dei contenuti di una canzone e di ciò che dice un artista sul palco, e Mara Venier che si è prestata a fargli da megafono”. Ribadendo ciò che dovrebbe essere ovvio, i parlamentari del Pd ribadiscono che “la libertà di espressione degli artisti è sacrosanta e va rispettata“. “La questione – spiegano – non è la condanna della strage del 7 ottobre, che ci vede tutti uniti, come ci vede tutti uniti a chiedere il cessate il fuoco umanitario a Gaza, “quanto il rispetto degli artisti e la salvaguardia del pluralismo del servizio pubblico”. “Non compete – ammoniscono – all’AD entrare sui contenuti, addirittura in prima persona, interpretando arbitrariamente dichiarazioni o performance artistiche e imponendo la lettura di un proprio comunicato in diretta tv per informare gli italiani del proprio pensiero“.
Una pagina nera della Rai a #DomenicaIn.
Il servizio pubblico che teme gli artisti e la loro voce, che tenta la censura in modo scomposto, smette di essere tale. Ghali e Dargen, con un messaggio di pace, hanno mostrato tutta la debolezza di questo sistema di potere.— Alessandro Zan (@ZanAlessandro) February 12, 2024
“Quello che è successo ieri in Rai è grave. Prima la velina e poi la censura nello stesso programma, Domenica In su Rai Uno”, dichiara Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito Democratico. Per Ruotolo, la nota di Roberto Sergio, letta da Mara Venier “ha il sapore di una velina inopportuna e sbagliata. Siamo tutti d’accordo nel condannare la strage di Hamas del 7 ottobre e siamo tutti d’accordo per un cessate il fuoco umanitario a Gaza”. Ma anche per Ruotolo è evidente: “non compete all’Amministratore delegato della Rai, interpretare le dichiarazioni di un artista e imporre la sua velina. E sempre nello stesso programma di ieri, aver interrotto, come ha fatto Mara Venier, un altro artista che si era esibito a San Remo, Dargen D’Amico, sugli immigrati perché ‘siamo qui per parlare di musica e divertirci’, ha il sapore della censura, di una Rai sempre più al servizio di palazzo Chigi”, conclude.
Dopo 28mila morti a Gaza, di cui il 70 per cento donne e bambini, e mentre a Rafah, dove sono ammassate oltre 1milione e 700mila persone sfollate dal nord e dal centro della Striscia, sono iniziati i raid israeliani, la preoccupazione principale del servizio pubblico italiano è… pic.twitter.com/xGJtU9Fzk9
— Laura Boldrini (@lauraboldrini) February 12, 2024