Nuova grana per il governo guidato da Giorgia Meloni. Oltre alla mozione di sfiducia contro Matteo Salvini, che arriverà presto in Aula, la presidente si trova ora ad affrontare una nuova tempesta scatenata dalle accuse rivolte a Daniela Santanchè, ministro del Turismo, indagata per truffa aggravata ai danni dello Stato in relazione alla gestione dei fondi per la cassa integrazione in deroga durante l’emergenza Covid.
La notizia, che ha colto di sorpresa la Presidente del Consiglio, impegnata a Bruxelles, ha suscitato reazioni immediate e severe da parte dell’opposizione. Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha espresso preoccupazione e criticato duramente l’inerzia del governo, evidenziando come in altri Paesi europei ministri si siano dimessi per accuse ben meno gravi. La segretaria dem ha detto: “Io non so in quale altro Paese si sia visto una ministra accusata di truffa aggravata ai danni dello Stato che resta in carica e che pensa non ci sia un problema. Siamo tutti garantisti, ma davanti ad un’accusa così grave non si può aspettare l’esito del processo, perché è un’accusa che va a minare la credibilità e l’onorabilità dell’istituzione che quella stessa ministra ricopre”, conclude.
Quella di Schlein non è una voce isolata e le reazioni dell’opposizione non si sono limitate a richieste di dimissioni. Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale Pd, ha puntato il dito contro l’incompatibilità di Santanchè con il suo ruolo ministeriale, sottolineando la gravità delle accuse in un momento storico in cui la solidarietà nazionale era fondamentale per superare la crisi: “Non pensa la ministra, non pensa la presidente del Consiglio, non pensa il governo tutto e la maggioranza che lo sostiene che un passo indietro in un contesto di questo genere sia un passo dovuto?”.
Una domanda a cui indirettamente rispondono senza dubbi dal Pd. La senatrice Enza Rando, responsabile Legalità e lotta alle mafie della segreteria nazionale, è chiara: “Aspettiamo da tempo le dimissioni della Ministra Santanchè per le vicende che hanno riguardato le sue società ed i suoi palesi conflitti d’interessi. La notizia dell’indagine che la riguarda per l’ipotesi di truffa sulla cassa integrazione covid ai suoi dipendenti è però la parola definitiva sulla sua incompatibilità con il ruolo. Qui non è in discussione il fatto di essere garantisti ma la credibilità delle istituzioni”.
E proprio al garantismo si appellano all’interno della maggioranza (e anche di Italia Viva), anche se la situazione è ormai percepita con una certa gravità. Da parte sua, Daniela Santanchè ha sottolineato il suo rispetto per la presunzione di innocenza, pur riconoscendo la necessità di una valutazione seria e consapevole in sede politica, rispetto al governo e al suo partito. Queste parole sono interpretate come l’apertura a una possibile riflessione sulle sue dimissioni, in un momento in cui l’accusa di truffa agli aiuti statali per il Covid rappresenta non solo una questione giuridica ma anche un grave imbarazzo politico.
La situazione resta in evoluzione e gli occhi sono tutti puntati sulle prossime mosse della maggioranza, in attesa di vedere se e come il governo risponderà a queste pressioni crescenti.