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Giornata nazionale della salute della donna, difendiamo il SSN e un welfare amico delle donne

Oggi celebriamo la “Giornata Nazionale della salute della donna”, giunta alla sua nona edizione. A distanza di quasi un decennio dalla sua istituzione – decretata nel 2015 – più che mai si avverte la necessità di puntare un faro sulla condizione della salute delle donne, in un’Italia che ancora nega pari opportunità e diritti alle proprie cittadine in ambito lavorativo, economico, sociale e nondimeno nel campo della salute.

Ancora troppo spesso le donne italiane non trovano nel proprio territorio servizi sanitari adeguati. Solo il 51% delle donne si dichiara soddisfatto della qualità dei servizi offerti, percentuale che diminuisce ulteriormente per le donne appartenenti alle fasce di reddito più basse. La scarsità o l’assenza di servizi si traduce in scarsa prevenzione. Le donne italiane sono tra le meno partecipi ai programmi di prevenzione oncologica e malattie sessualmente trasmissibili. Solo l’11% dichiara di essersi sottoposta a un test oncologico negli ultimi 12 mesi, mentre la media EU è al 20% e solo il 5% si è sottoposto a un test per le malattie o le infezioni sessualmente trasmissibili negli ultimi 12 mesi, su una media europea all’8% e una media mondiale al 10%. Solo il 37% delle donne in Italia si sottopone a un esame della pressione arteriosa nel corso dell’anno, un dato ancora una volta molto inferiore alla media UE (47%).

Un dato allarmante e in peggioramento rispetto a quello pre-pandemia.
C’è da temere un ulteriore aggravamento di questi dati se dovesse diventare legge il progetto di Autonomia Differenziata. Per questo il PD si batte nelle istituzioni ad ogni livello e nel Paese contro il DDL Calderoli, un disegno che punta a disgregare il Paese e ad acuire i divari già molto pesanti anche e soprattutto in ambito sanitario.

Ancora lontana risulta inoltre la piena attuazione della legge 3 /2018 sulla “medicina di genere, promossa dall’allora ministra Beatrice Lorenzin, e fortemente voluta dal PD, strumento prezioso per raggiungere una soddisfacente appropriatezza clinica, per curare cioè le donne in modo equo. Nella ricerca farmacologica e nei percorsi di sperimentazione occorre dare maggiore rilievo alla specificità di genere nell’analisi, raccolta e comparazione dei dati.

Un quadro preoccupante, che avrebbe bisogno di essere aggredito con scelte forti e finanziamenti adeguati da parte della politica. Al contrario, vediamo ogni giorno all’opera un governo nemico delle donne che invece di impiegare i fondi del PNRR per migliorare l’assistenza sanitaria, per colmare i divari, assumere donne e potenziare la rete degli asili nido (come previsto), si impegna a  portare nei consultori le associazioni antiabortiste, colpevolizzando le donne e colpendo la loro libertà di scelta. Il corpo delle donne trasformato ancora ancora una volta in campo di battaglia ideologica da una destra che vorrebbe riportare indietro di mezzo secolo questo Paese.

Non una parola, non un euro sul potenziamento della rete dei consultori, nati quasi 50 anni fa perché fossero strumento per la tutela della salute della donna, intesa globalmente e considerata nell’arco dell’intera vita. Invece di continuare a favoleggiare di aumento delle risorse per la sanità, Giorgia Meloni, almeno oggi, spiegasse alle sue concittadine come intende porre rimedio alla penuria di consultori, 1 ogni 35mila abitanti, a fronte di un rapporto raccomandato di 1 ogni 20.000.

Il PD continua la battaglia per la difesa del SSN e di un welfare amico delle donne. Centinaia le iniziative promosse in questi giorni dal PD o alle quali il PD aderisce per ribadire che è e sarà sempre al fianco di tutte le donne per la difesa della libertà di scelta e del diritto alla salute.

Marina Sereni, responsabile Salute e Sanità nella segreteria PD
Roberta Mori, portavoce nazionale della Conferenza delle Democratiche

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