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Fassino: “Il nostro è un risultato confortante, loro fanno leva su aspettative e non progetti”

«Il risultato è confortante, ci attestiamo intorno al 42 per cento, in un contesto elettorale che vedeva 17 candidati sindaci e 1.400 aspiranti consiglieri comunali. Tutti i sondaggi davano come risultato un ballottaggio certo». Il sindaco di Torino Piero Fassino dopo la lunga notte elettorale ostenta sicurezza grazie agli «undici punti di distacco» ed è pronto a «cambiare passo» in vista della sfida diretta del 19 giugno contro Appendino.

 

Cosa c’è dietro il successo del Movimento 5 Stelle?

 

«Due stati d’animo. Uno non è nuovo. Il sentimento di diffidenza che c’è in una parte dell’opinione pubblica nei confronti dei partiti. Uno è più recente e dipende dalla crisi. Sette anni di crisi influenzano il voto. Chi ha una pensione minima di 500-700 euro e un figlio disoccupato non possiamo pensare che vada al seggio senza portarsi dietro questo stato d’animo. Anche se ci sono segnali di ripresa, questi non si fanno ancora sentire. Persiste il malessere sociale».

 

Come pensa di mantenere il vantaggio su Appendino e vincere il ballottaggio?

 

«I Cinque Stelle si rivolgono ai torinesi evocando aspettative, non con un progetto. Quando si è in uno stato di malessere, l’aspettativa ha una qualche capacità di attrazione. I grillini dicono “con noi cambierà tutto, non ci sarà più la crisi”. Non è così. Appendino e i Cinque Stelle non hanno prodotto un solo progetto per Torino».

 

Cosa intende?

 

«L’assessore in pectore all’Urbanistica di Appendino ha annunciato che la sua scelta sarà l’opzione zero per Torino. Cosa vuol dire questo per una città che ha avuto nella trasformazione urbana l’asse dello sviluppo. Si blocca tutto? La linea due della metropolitana si fa? Per ora Appendino dice che vuol fare un dibattito. Una parola chiara su queste cose non è mai arrivata. Non si può più scherzare. Noi le proposte le abbiamo, l’Appendino le ha? Le dica senza ambiguità. C’è una bella differenza tra l’aggressività mostrata in cinque anni di Consiglio e la calma piatta della campagnaelettorale».

 

Appendino continuerà a picchiare sulle periferie, dove i 5 Stelle hanno fatto un buon risultato. Come ribatterà?

 

«Ci sono aree di Torino che hanno una maggiore sofferenza sociale. A Torino la crisi ha colpito come altrove, non l’ho mai negato. Ma Torino non si è fatta piegare dalla crisi. Un conto è dire che c’è una sofferenza sociale, altra cosa è dire che le periferie sono state abbandonate. Non é vero. Un conto è vedere che la crisi colpisce di più gli stati popolari, altra cosa vuol dire che non si è investito. È falso».

 

Incontrerà gli altri candidati? Apparentamenti in vista per Fassino per vincere al ballottaggio?

 

«No, per come i cittadini vivono le elezioni diretta del sindaco il tema dell’apparentamento non è all’ordine del giorno, bisogna rivolgersi direttamente ai cittadini, senza passare per il filtro e la mediazione dei partiti. Mi rivolgerò a tutti gli elettori. A quelli che mi hanno votato per rinnovare la loro fiducia, a tutti gli elettori che non hanno votato e sono tanti e agli elettori dei candidati che non sono al ballottaggio e che hanno un voto libero. Il ballottaggio non è la partita di ritorno del primo turno. È un voto diverso. È la finale. Non ci sono più i partiti, è una scelta tra due persone, tra due progetti di città»

 

Come si spiegai 5 Stelle primo partito a Torino?

 

«È la conseguenza dell’insofferenza verso la politica. Il Pd è il partito di governo ed è il partito più strutturato. Un bersaglio ideale per l’antipolitica».

 

Ci sarà un cambio di passo nella campagna elettorale?

 

«Chiederò chiarezza al mio avversario, in palio c’è il governo di Torino per cinque anni. Nel momento in cui si chiede il voto bisogna dire con chiarezza cosa si vuole fare. Per rispetto degli elettori Appendino lo dica. La incalzerò su questo in ogni occasione».

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