“Quella di oggi è una giornata molto importante perché le famiglie dei pazienti, gli operatori e le associazioni che lavorano con le persone con disturbi del comportamento alimentare stanno dando una risposta decisa e netta a questo governo. Le menzogne a cui abbiamo assistito in questi giorni sono davvero troppe, dopo il mancato rinnovo del fondo il ministro della Salute Schillaci ha provato ad arrampicarsi sugli specchi annunciando che farà un emendamento all’interno del Milleproroghe di 10 milioni per rinnovare questo fondo e far fronte al taglio. Continuano a giocare con la vita delle persone, sono spregiudicati.
I pazienti affetti da DCA nel nostro Paese sono quasi 3 milioni. 4 mila sono i morti solo nel 2023, perlopiù giovani, per i quali i disturbi alimentari rappresentano la seconda causa di decesso dopo gli incidenti stradali e quelle risorse non bastano nemmeno a riprendere le prestazioni minime. Di disturbi del comportamento alimentare si continua a morire non perché non esistono cure, ma perché per tante, troppe persone, viene meno il diritto stesso e quelle cure si trasformano in un privilegio.
Per questo è davvero vergognoso che il Ministro non firmi il decreto attuativo per applicare la legge del 2022, che prevede un percorso autonomo e strutturato nei LEA tale da avere un budget a sé stante e obbligare ogni regione a dotarsi di livelli essenziali di assistenza per al fine di costruire percorsi terapeutici mirati. Servono operatori preparati, sportelli di ascolto e reti integrate di sostegno per le famiglie. Il governo non sa nemmeno di cosa si tratta e la sufficienza con la quale hanno azzerato (e poi per fortuna ripristinato dopo le proteste) un fondo così importante lascia davvero senza parole. Oggi è giusto stare in questa piazza per fare pressione per il decreto attuativo. Continuano a morire oltre 10 persone al giorno e tutto questo è inaccettabile”.
Lo dichiara Marco Furfaro, capogruppo commissione Affari sociali e componente della segreteria nazionale PD a margine della manifestazione organizzata dal movimento Lilla davanti al ministero della Salute a Roma.
