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D’Attorre: “La crisi della rappresentanza ha molto a che fare con la percezione che sulle questioni essenziali le cose non cambiano”

Nella segreteria nazionale del Partito democratico, Alfredo D’Attorre ha la responsabilità dell’Università. All’attività politica intreccia quella di docente (insegna Filosofia del diritto all’Università di Salerno) e saggista.
 
Può esistere una sinistra che voglia incidere sulla realtà delle cose esistenti senza un pensiero forte sulle grandi sfide dei nostri tempi?
No, e se questo è vero per la politica in generale, per la sinistra dovrebbe essere ancora più evidente. Siamo in un’epoca in cui, specie nel nostro Paese, la politica democratica sembra potersi occupare di tutto, tranne che delle questioni essenziali. Dai fondamentali della politica economica fino alle grandi questioni della politica estera, ciò che veramente conta per il futuro dell’Italia sembra sottratto alla deliberazione democratica e affidato solo alla solidità dei vincoli europei e internazionali. Ora, se è indubbio che per un Paese come l’Italia il “vincolo esterno” in varie forme è sempre esistito, in tempi più recenti è diventata molto più forte la percezione che il succedersi di governi di segno politico diverso non produca nessun cambiamento sulle cose che veramente contano. Da questo punto di vista, il riposizionamento del governo Meloni è esemplare. La crisi della rappresentanza ha molto a che fare con questa percezione di una fetta crescente della società che puoi votare come vuoi, ma poi sulle questioni essenziali le cose non cambiano. Questo indebolimento della forza e capacità di incidere della politica democratica è anche l’effetto di una perdita di autonomia culturale. E per la sinistra, che per costituzione dovrebbe essere la parte capace di pensare un mondo altro da quello che è, ciò ha avuto conseguenze ancora più gravi.
 
Guerra, cambiamenti climatici, migrazioni, disuguaglianze vecchie e nuove. ll “nuovo PD” di Elly Schlein si sta attrezzando per questi cimenti epocali? Elly Schlein rappresenta una grande occasione per la scommessa del “nuovo PD”.
Per la prima volta da un po’ di tempo, chi auspica una svolta della sinistra oltre gli errori della fase neo-liberale può contare su una leadership che appare pienamente “contemporanea” e in grado di reggere la sfida comunicativa con i nostri avversari. In più, Elly mi pare pienamente consapevole del fatto che questo suo indubbio talento debba ora congiungersi e mettersi al servizio di un’elaborazione e di un pensiero collettivo. La sua credibilità personale e la ventata di freschezza e novità che lei ha portato creano una straordinaria finestra di opportunità per rendere di nuovo chiaro e riconoscibile rispetto alla destra il profilo del PD, anzitutto sui temi su cui la distinzione è apparsa sempre più sfocata: l’istruzione e la sanità pubblica, il contrasto alla precarizzazione e svalorizzazione del lavoro, il diritto alla casa, il rapporto fra Stato e mercato, l’autonomia strategica dell’Europa, l’impegno per la pace e per un nuovo multilateralismo.

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